Nei giorni scorsi è stata pubblicata nel BURA la modifica al Regolamento per la gestione faunistico-venatoria degli ungulati che prevede la possibilità di cacciare selettivamente cervi e caprioli al fine di controllarne le popolazioni insistenti sul territorio regionale; a quanto pare la modifica non è piaciuta all’ex-consigliere regionale di Maurizio Acerbo che in una propria nota attacca duramente l’Amministrazione regionale.
Si legge nella nota di Acerbo: “Nella passata legislatura più volte l’allora assessore Mauro Febbo su pressione di alcune associazioni venatorie aveva tentato di introdurre in Abruzzo la caccia a cervi e caprioli. E tutte le volte era stato bloccato da Rifondazione Comunista e dagli ambientalisti, con miei ricorsi al collegio delle garanzie statutarie quando provava ad aggirare il Consiglio Regionale e con l’ostruzionismo quando provava a inserire nel regolamento per la gestione faunistico – venatoria degli ungulati”.
Proseguendo Acerbo afferma, “Ora che Rifondazione Comunista e Verdi non sono più in Consiglio Regionale e al posto di Chiodi c’è D’Alfonso nel regolamento vendono inseriti cervi e caprioli tra gli ungulati su cui si può sparare in quella che dovrebbe essere la Regione Verde dei Parchi. La destra non riuscì a far sparare a Bambi, ma anche in questo campo a realizzare il programma di Forza Italia ci pensa il PD ovviamente con il supporto del centrodestra”.
“C’è da domandarsi – si chiede indignato Acerbo – cosa stiano facendo partiti che si dicono ambientalisti, come M5S e Sel che è addirittura in giunta, se gli passano sotto il naso cose di questo genere. La modifica del Regolamento ungulati è stato pubblicato sul BURA n.33 del 9 settembre con Decreto del Presidente. Una scelta che ci appare folle considerata anche la valenza che questi animali hanno anche per quanto riguarda il turismo naturalistico. Premesso che in una Regione che si diceva Verde e che dovrebbe puntare sul turismo naturalistico è poco opportuno aprire la caccia a cervi e caprioli, faccio notare che le aree a maggior densità di cervi sono quelle che secondo il PATOM (piano azione tutela orso marsicano) vanno sottoposte a tutela”.
“Cervo e capriolo sono due specie – afferma l’ex consigliere – che in Abruzzo la caccia aveva distrutto, e sono state reintrodotte a partire dagli anni ’70 nei parchi e nelle riserve naturali. Da allora le due specie si sono gradualmente diffuse ma ancora oggi vi sono ampie zone in cui sono ancora assenti. Insomma in nessun modo si possono accostare cervi e caprioli all’emergenza cinghiali visto che il processo di ricolonizzazione è ancora in atto”.
Infine Acerbo conclude, “Si tratta di una decisione sbagliata, vergognosa, non a caso assunta alla chetichella. Invito il presidente D’Alfonso a cancellare immediatamente un provvedimento demenziale di puro clientelismo venatorio”.
Immediata la replica del presidente della commissione agricoltura, Lorenzo Berardinetti, che alle accuse di Acerbo risponde, “Il regolamento per la gestione faunistico-venatoria degli ungulati è la norma adottata dalla Regione Abruzzo per favorire il giusto rapporto delle specie non protette rispetto alle capacità trofiche del territorio come viene disposto dalla normativa italiana ed europea”.
Proseguendo Berardinetti afferma, “Sono veramente sorpreso da coloro che utilizzano i mezzi di comunicazione per distorcere gli obiettivi contenuti alle modifiche, che ho proposto, al suddetto regolamento, ovvero salvaguardare e tutelare le specie protette. Ci tengo a mettere in evidenza che la Regione Abruzzo non ha aperto o autorizzato nessuna caccia a caprioli o cervi ma ha semplicemente recepito, attraverso il regolamento, le modalità di censimento degli stessi predisposti dall’Ispra cioè dal Ministero dell’Ambiente”.
In merito alla questione Berardinetti spiega, “la Regione vuole solo rilevare il numero di caprioli e cervi, sapere, con precisione in quali territori insistono, in che rapporto sono rispetto alle altre specie come il cinghiale che, ormai, rappresenta per le specie protette (orso, lince, lupo, camoscio) ma anche per l’agricoltura e la silvicultura, un enorme problema rispettivamente di sopravvivenza, ambientale ed economico. I dati, ciclicamente rilevati, verranno inviati e interpretati dall’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, cioè la più prestigiosa autorità italiana in materia”.
I cittadini abruzzesi – rassicura Berardinetti – possono stare tranquilli: le azioni poste in essere dalla Regione Abruzzo in questo campo sono e saranno sempre conseguenti di metodologie scientifiche, preventivamente autorizzate dalle strutture del ministero dell’Ambiente, applicate già da anni in tutta Europa dove i territori e le specie vengono gestite e non abbandonate e se stesse”.
Infine Berardinetti risponde ad Acerbo, “Le accuse mosse, dal professionista consapevole della distorsione della verità ai soli fini propagandistici, di provvedimenti assunti alla chetichella e a fini clientelari vanno rispedite con forza al mittente. Queste modifiche sono state approvate – ha concluso il consigliere regionale, “dopo diverse sedute della commissione agricoltura dove, in audizione, sono state ascoltate e recepite le richieste del mondo agricolo, venatorio e ambientale”.
( 12 settembre 2015 )
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