Nonostante l’origine del virus che ha causato la pandemia non sia stata ancora scientificamente accertata, numerose evidenze sembrano attribuire la genesi dell’emersione del virus al regno selvatico, in particolare ai pipistrelli. Il successivo passaggio all’uomo del nuovo virus, denominato COVID-19, sembrerebbe causato da una commercializzazione di chirotteri per uso alimentare. Questa situazione ha concretizzato uno dei fattori già identificati da tempo come causa di emersione di nuovi virus dall’ambiente animale all’uomo, ovvero come situazioni di stretta interazione animale-uomo largamente diffuse possono provocare il passaggio di nuovi virus zoonotici all’essere umano.
Le ripetute interazioni uomo-animale sono spesso causate da comportamenti del genere umano legati a una sua invasione degli elementi naturali, spesso come conseguenze di una crescita demografica sempre maggiore e una relativa ricerca di nuovi spazi sottratti alla natura, ma anche conseguenti a situazioni di necessità per la sussistenza, come la ricerca di bush meat (letteralmente “carne di foresta”) che, in un contesto naturalmente privo di cultura in materia di prevenzione, inducono comportamenti estremamente a rischio per le malattie. Il tutto in una situazione di totale assenza di gestione della risorsa naturale e una conseguente minaccia alla sua biodiversità facilitando di conseguenza l’emersione di patogeni zoonotici gravi, anche molto gravi, per l’uomo.
È chiaro quindi che una mancanza di conservazione e gestione sostenibile della risorsa naturale può tramutarsi in rischio quanto mai concreto per la salute. È quindi necessario per la salvaguardia della natura, a tutte le latitudini, un contributo di tutte persone che hanno rapporti diretti con essa e la fauna selvatica in termini gestionali. In questo contesto l’attività venatoria compie il proprio ruolo di mediatore tra le interazioni tra fauna selvatica e uomo. Di fatto, il ruolo del cacciatore è proprio quello di bilanciare i conflitti che possono nascere tra fauna selvatica e uomo, gestendo oculatamente la risorsa fauna e contemporaneamente permettendo una pacifica convivenza tra uomo e animale. Alle nostre latitudini, questo si traduce nel fondamentale ruolo dei cacciatori nel limitare la crescita esponenziale di alcune specie animali e i relativi danni che queste, vedi il cinghiale, possono provocare all’agricoltura.