Una recente visita in azienda ci ha consentito di riconfermare le conoscenze e ampliare nuove cognizioni sullo storico marchio Breda, brillantemente sollevato a nuovi fasti dalla passione e dalle capacità dell’Ing. Michele Marocchi. La solida azienda di Sarezzo, forte di un’esperienza armiera ad ampio raggio, costruisce una serie ben differenziata di fucili a canna liscia dove spiccano, per retaggio tecnico e storico, i semiautomatici e i sovrapposti. In quest’ultimo specifico settore spicca lo Zenith, un modello con tenute e chiusure di impostazione adeguata per una lunghissima vita operativa sulle pedane: ma la finalità tecnica in Breda dev’essere sempre accompagnata da rilevanze estetiche che rendano l’arma un qualcosa di personalizzato, di particolare, di gradevole e questo sovrapposto, come potremo osservare, risponde appieno a tali requisiti.
Partendo dalla bascula si nota la sezione a U profonda e fianchi bassi, ideali per dare slancio estetico e robustezza elevata grazie ai notevoli spessori in gioco, oltremodo rassicuranti e non massicci, che formano le due parti della tavola. Nella faccia spiccano i fori dei percussori, in alto a dx di chi osserva sporge il nottolino elastico per la rimessa al centro della chiave e poi, in parallelo e poco sotto alla mezzeria della canna superiore, i coni di chiusura mossi dalla chiave. Nello spessore dei fianchi sono inseriti i due puntoni tondi per l’armamento delle batterie mentre nella loro parte anteriore sporgono i semiperni e, in sequenza, la cerniera; nel fondo viene fresato un incavo che ha, come conseguenza, uno zoccolo a rilievo circa alla mezzeria del dorso. A questo punto della descrizione si è pronti all’esame della parte complementare: il monobloc di culatta.
Nel grezzo ricavato da pressoforgiatura si fresano le sedi delle due canne e i particolari che realizzano, in complementarietà con quelli della bascula sopradescritti, le tenute e le chiusure dell’arma. Dall’alto si rilevano i semipiani, sporgenti dal profilo della canna superiore e pronti all’appoggio sulle mezzerie della tavola; al di sotto il monobloc prosegue con le spianature dei fianchi che trovano nelle pareti della bascula il contrasto a rasamento per una perfetta giunzione in antagonismo con gli imbardamenti trasversali. Intanto si evidenziano, nello spessore laterale, le guide per i gambi degli eiettori automatici, i leveraggi di azionamento e gli occhiali di aggancio al fondello delle cartucce. In basso si notano gli orecchioni, complementari ai semiperni, e uno zoccolino a semicerchio, ricavato da acciaio indurito e riportato sotto alla culatta della canna inferiore: tale risalto si pone a contrasto del rilievo interno del dorso ed è sostituibile quando si dovesse manifestare del gioco. Si ottengono così il basculaggio e l’inibizione alla spinta in avanti del gruppo canne, sgravando i punti di rotazione: la chiusura viene affidata all’inserimento delle due spine coniche nei fori praticati nello spessore fra culatta della canna superiore e semipiano. La chiave muove questo elemento che funge da tassello sdoppiato.
Abbiamo le immagini di due modelli differenziati dalla finitura argento o nera della bascula: per entrambi valgono le lavorazioni delle superfici con profonde raggiature movimentate da cambiamenti d’angolatura grazie a cui i risalti di luce sono davvero singolari. I seni di bascula arrotondati vengono messi in evidenza dai calici profondi, il leggero ispessimento di rinforzo sui fianchi disegna un armonico arco a tutto sesto che si elide nel dorso dove il ponticello, quella lamina da cui sporge il grilletto, mostra una giunzione con lo stesso non a filo, come usuale, ma aggraziata da una bisellatura stondata che ne evidenzia lo spessore. Parimenti godibile l’ovale della guardia ricavata da una piattellina a sezione lenticolare, non banalmente piana, e disegnata con il giusto angolo aperto posteriore per evitare ammaccature al dito medio. Apprezzabili le scalfature inclinate ricavate sulle parti superiori del monobloc per conferire un senso di maggior leggerezza all’insieme.
Le canne camerate nel 12/70 vengono proposte con lunghezza da 76 o 81 cm (30” o 32”) e sono bancate per l’impiego dei pallini in acciaio; tutte godono della foratura a lunga pendenza con i coni di strozzatura da 100 mm, tutto finalizzato ad accelerare a dovere la colonna di pallini, minimizzando nel contempo la sensazione di rinculo per un minor affaticamento del tiratore e un miglior intervento per il secondo colpo. Il prosieguo della giunzione dopo l’innesto nel monobloc vede una bindella intermedia dotata di ampie asole di ventilazione, analoghe a quelle sottese dalla bindella superiore saldata direttamente alla canna tramite i ponticelli, senza la sottobindella: metodo un po’ più costoso, ma decisamente più elegante. La larghezza prevista è pari a 7 o 10 mm. Da ultimo vengono forniti cinque strozzatori del tipo Maxi 90 Extended con l’apposita chiave e i contenitori.
Terminiamo gli aspetti meccanici con uno sguardo alle batterie e alle molle elicoidali montate su astine di guida: diversi particolari vengono dorati per maggior resistenza alle ossidazioni come nel testacroce dove sono piazzati i leveraggi per il comando degli eiettori. Sempre del testacroce la pregevolezza dell’aggancio dell’asta al dente del gruppo canne tramite un rullino dà un piacevole attrito volvente anziché quello radente. Da ultimo un elemento determinante per la riuscita dei tiri: il gruppo scatto prevede un grilletto singolo regolabile su ben sette posizioni.
La scelta e l’impiego dei legni è un vanto della Breda: già l’individuazione del noce viene effettuata con un’identità alla meccanica da vestire e la stessa finitura superficiale può apparire in almeno due stili con differenti effetti estetici. La stagionatura in gambetta assicura la miglior resa nella lavorazione e poi nell’impiego. Lasciamo alle immagini di esplicare la bellezza tecnica e visiva dei due esemplari di Zenith proposti: da rilevare che a questa serie è riservato un noce di Grado 4, poi va osservata la perfetta incassatura della meccanica con legno a crescere di un minimo spessore, sempre costante in tutti i punti. Le linee sono quelle adeguate all’impiego tiravolistico con una loro specifica valenza. Il fucile viene consegnato in apposita valigetta nera in ABS con scomparti interni foderati.
Ogni commento ci pare superfluo e solo una prova sul campo potrebbe dire qualcosa in più su questo modello molto tecnico e parimenti assai curato sotto il profilo dell’estetica e della finitura. Com’è nello stile del marchio Breda.
Breda fino al 1997 fucili eccezionali . Poi nisba.