Zeiss & Bignami: Nella cornice del maso Dorfnerhof la Bignami ha invitato un gruppo di addetti ai lavori per la presentazione delle ultime novità della Zeiss illustrate con dovizia di particolari dal Direttore Marketing dell’azienda tedesca.
di Emanuele Tabasso
All’inizio di luglio Zeiss e Bignami hanno dato un saggio delle ultimissime novità create dalla grande azienda di Wetzlar che, dall’inizio del sodalizio con la forte ditta atesina, ha continuato a proporre lunghi, binocoli, ottiche da puntamento e altro ancora con una cadenza tambureggiante e un indirizzo al mercato davvero straordinario. Si chiamano sinergie, ma in altri termini si spiegano così certi modi di agire e i conseguenti risultati: i ricettori collegati direttamente al mercato possiedono fiuto insieme a capacità di raccolta e filtraggio quindi con una credibilità inversamente proporzionale a quella dei nostri politici più accreditati (ma ve ne sono?). Che il gruppo creato dalla famiglia Berti, in arte Bignami poi vedremo perché, sia composto da molti esponenti esperti e appassionati degli articoli trattati rappresenta un vantaggio notevole perché vendere ottiche per la caccia e saperle provare sul terreno non è da tutti e consente valutazioni precise e razionali.
Questa credibilità è stata accolta dalla Zeiss con una lungimiranza che farebbe onore a chiunque, massimamente a chi produce apparecchi per vedere lontano. Non sembri una battuta, anche se in parte può esserlo, ma non sempre nelle aziende produttrici si ha la spinta innanzitutto emotiva e passionale, poi tecnica e scientifica, per seguire i consigli, i desideri, le indicazioni di chi sta fuori pur con il cuore dentro ai reparti di studio e produzione. Di concerto le disponibilità economiche dell’azienda, ricordiamo che è una Fondazione in cui si investono continuamente gli utili, sono ampie, per usare un eufemismo molto riduttivo e consentono le operazioni prescelte assicurando il dovuto sostegno finanziario.
Abbiamo accennato al binomio Bignami Berti e riteniamo sia l’anno giusto per parlarne visto che è stato festeggiato il 75° di fondazione, pur se, a rigore di termini, due anni prima del 1939 l’azienda era già operativa. Un ramo della famiglia Berti era giunto dall’Emilia in cerca di migliori orizzonti economici e da subito l’ambito armiero sportivo era stato individuato come il settore in cui il lavoro non mancava: l’originaria dipendenza del capostipite da un organo statale aveva impedito di intestare a proprio nome la neonata azienda, avviata così con il cognome della moglie, Bignami appunto. La storia si dipana subito con l’ingresso della nazione nella II Guerra Mondiale e tralasciamo le vicende come la prigionia a cui si dovette far fronte e tutto quel che può conseguire da un simile stato di cose. Saltando al dopoguerra i contatti già allora avviati con le firme armiere di Germania e Austria aprirono strade che, anguste nei primi tempi per i noti limiti tecnici e impositivi vigenti in quelle zone, diventano poi dei filoni interessantissimi specie per le armi corte da difesa, le armi sportive da tiro a segno, i fucili da caccia, sia a canna liscia che, e ben più ancora, a canna rigata: qualche nome per tutti vede Walther, Anschütz, Sauer & Sohn, Mauser, Merkel, Heckler & Koch, Franz Sodia. Il panorama si amplia con l’acquisizione di due firme d’eccellenza dagli Stati Uniti d’America, la Weatherby e la Smith & Wesson, che svilupperanno una storia tuttora in interessante divenire proprio con l’azienda atesina. Molti altri prestigiosi costruttori si affideranno negli anni seguenti alla Bignami, merita citare ancora uno per tutti, l’ultimo arrivo della Savage. Insieme si sviluppano comparti collegati o affini come l’arcieria, la ricarica, il munizionamento originale a palla e a pallini, l’abbigliamento e via dicendo con la parte dedicata ai libri dove spiccano volumi che ogni bravo cultore delle armi e della caccia dovrebbe avere negli scaffali della propria biblioteca. Proprio su quest’ultimo tema non possiamo non citare il volume scritto dal Dr. Luciano Berti con i ricordi che in maniera stretta definiamo di caccia: è un compendio di sentimenti e di sensazioni legati sì al mondo venatorio, ma intessuti sui rapporti umani con personaggi che solo chi è prossimo alla settantina ricorda di aver conosciuto negli anni giovanili, una rivisitazione di come eravamo attraverso gli occhi e la mente di un poeta prestato, con enorme successo, a tutt’altro lavoro. Il seguito è storia di oggi, ma soprattutto di domani.
La presentazione della Zeiss
Il responsabile marketing di Zeiss, Stefan Bühring, introdotto dal Dr. Luciano Berti e tradotto in simultanea da Andy De Santis, sempre attento e disponibile, inizia il percorso con le immagini e la spiegazione verbale partendo dai binocoli della serie Conquest HD, il primo prezzo aziendale. Il salto di qualità per tale serie sta nell’adozione delle lenti HD con risultati eccellenti nelle misure degli obiettivi da 42 e 32 mm, sempre con 8 e 10x. Ora si estende il campo con un binocolo da visione notturna con obiettivi da 56 mm: per tale finalità sono stati sostituiti i prismi Schmidt- Pecan con gli Abbe-König per una migliore trasmissione di luce, inoltre si aggiunge un 15×56 per un impiego più statico e maggior definizione a lunga distanza. Altre peculiarità migliorative sono aggiunte per elevare sempre più la funzionalità. Si passa poi alla serie Victory, la più elevata, dotata delle lenti HT riservate alla Zeiss dalla vetreria Schott. Ai modelli conosciuti da 8 e10x42 si aggiungono ora le novità viste in anteprima all’IWA di Norimberga, i Victory 8 e10x54 dove l’inusuale diametro degli obiettivi deriva da uno studio sulle reali capacità di percezione dell’occhio umano e su quanto garantiscono le lenti HT. Si è potuto così ridurre la classica misura da 56 mm togliendo 2 mm con relativa diminuzione di ingombro e, soprattutto, di peso. Qui poi ogni ritrovato tecnico viene applicato: questo binocolo è al vertice della produzione Zeiss anche per la costruzione del corpo in magnesio con forma a doppio ponte e per lo studio ergonomico che si apprezza immediatamente alla prima prova.
Si passa poi ai cannocchiali da mira con il nuovo Conquest DL, naturale evoluzione migliorativa del Duralyt, che in questi quattro anni ha goduto dei favori di un numero straordinario di clienti. Nel nuovo prodotto si ripetono, sempre con qualcosa in più, le prerogative del precedente, quotazione molto interessante compresa: in particolare è possibile ora avere la torretta balistica ASV e il reticolo 6 o il 60 illuminato e finissimo. Ancora nei cannocchiali il Victory V8 sottende la classe più elevata e i due prodotti 1,8-14×50 e 2,8-20×56 montano le lenti HT con il 92% di trasmissione di luce insieme a molte altre innovazioni fra cui un reticolo dove il punto luminoso vale 0,05 mm, il tubo da 36 mm su cui è montata la torretta ASV Longrange capace di ben 100 scatti per tiri ragionati e precisi fino a 600 m e oltre, la correzione della parallasse già a partire dai 50 m. Dimensioni e peso poi sono al vertice della categoria e lo studio della linea esterna è molto accurato, senza sporgenze sgradevoli all’occhio. Una duplice proposta quindi con ottiche in grado di assicurare il meglio in un vasto ambito di utilizzo.
Si torna ai binocoli con l’assoluta novità, presentata proprio nell’occasione: il Victory SF nei valori 8 e10x42. Ideato per seguire le esigenze dei birwatchers questo binocolo somma diversi primati e il confronto con la concorrenza è da fare: dimensioni, peso, campo visivo, messa a fuoco fino a 1,50 m e solo 1,8 giri di rotella, speciale anche lei, per passare di qui a infinito, sono solo alcune delle prerogative di quest’ottica. Le esigenze suddette si estendono ad altre dove l’acutezza visiva, la nitidezza, la bilanciatura terminano, favorevolmente, nella quotazione. La Zeiss ha intanto modificato la struttura adottando un triplo ponte e poi variando la disposizione delle lenti in numero maggiore verso l’oculare e ridotto verso l’obiettivo, così da portare indietro, dove si posiziona la mano di sostegno, il baricentro dello strumento. Sono qui ampiamente sufficienti i prismi Schmidt-Pecan e le lenti particolari offrono una visione completa su tutta la superficie e stancano meno l’occhio. La robustezza è anch’essa un particolare curato considerando l’uso non sempre garbato che può toccare in sorte a un simile binocolo. La quotazione poi intorno ai 2.500,00 € è interessante: il marchio con la “Z” ha sempre i suoi perché. Dal mondo dell’osservazione naturale il passo verso la caccia di montagna è molto breve e il binocolo dalla sigla che significa Smart Focus si presta egregiamente a tale impiego. Non per nulla già in azienda a Wetzlar, dove ovviamente avviene tutta la produzione, la sigla è detta in tedesco Superfernglas …il Super Binocolo.
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