Il WWF ha lanciato un’accusa ben precisa nell’affrontare la questione dei cinghiali in Abruzzo. Secondo l’associazione ambientalista, infatti, questa piaga che colpisce gli agricoltori della regione non viene risolta per colpa dei cacciatori. Il WWF si è detto contrario alla filiera delle carni degli ungulati proposta dalla stessa Regione. L’associazione ha ricordato come negli anni Cinquanta del secolo scorso siano iniziate le immissioni a scopo venatorio, durate fino a pochi anni fa.
Quindi i cacciatori avrebbero fatto moltiplicare il numero di selvatici nel nostro paese per poi “divertirsi” a sparare. Il mondo venatorio è stato quindi invitato a pagare per i danni causati. Il risarcimento dovrebbe essere attribuito, sempre secondo l’associazione, agli Ambiti Territoriali di Caccia. Il WWF ha poi rincarato la dose puntando il dito contro l’attuale sistema di controllo della popolazione, ritenuto fallimentare e controproducente.
La filiera delle carni è una strada che stanno percorrendo diverse regioni italiane, ma agli ambientalisti non piace affatto. Tra l’altro, proprio questa associazione non ha fatto una bella figura dopo aver denunciato 60 cacciatori umbri applicando la legge di un’altra regione. Tutte le doppiette erano regolarmente autorizzate, ma queste persone sono state definite “bracconieri” in modo vigliacco, prendendo a pretesto una recente sentenza della Corte Costituzionale.