Associazione Italiana Wilderness sulla questione del Parco del Monti Ernici, in provincia di Frosinone, “Un parco per…morire” in riferimento all’effetto negativo sui Comuni in esso compresi.
Il titolo non è un assurdo. I Comuni che entrano in un Parco si avviano alla morte amministrativa, alla perdita di potere sul territorio, ad autocondannarsi (gli amministratori ed i propri cittadini) a perenne istanze per richieste di autorizzazioni per ogni inezia che riguardi i loro terreni e le risorse naturali che ne traggono, ogni loro proprietà; una vera e propria cessione di poteri e di diritti, che dai Comuni e dai loro cittadini, passano per legge all’ente gestore del Parco ed ai loro dirigenti: un atto tanto antidemocratico da essere utilizzato da poche nazioni al mondo per difendere la Natura, poche anche in Europa, benché proprio l’Unione Europea ne abbia adottato il metodo attraverso i cosiddetti SIC, ZPS e ZSC (metodo avallato anche dai nostri politici!). Ora il CAI di Frosinone e la Consigliera regionale cui fa riferimento (anche politico?) vorrebbero convincere i Comuni dei Monti Ernici ad ingabbiarsi da soli. Sappiano, i Comuni interessati, che se per entrare in un Parco ci vuole il loro assenso, la legge poi non prevede più che ne possano uscire. Una volta Parco, Parco per sempre, secondo la legge italiana! “Un Parco per rinascere”, hanno titolato i giornali; ma il Parco darebbe il colpo di grazia ai Comuni dei Monti Ernici!
Scrivono, i “pifferai ciociari” sostenitori del Parco, che esiste già una “lunga serie di vincoli ambientali (…) a cui il territorio è sottoposto”. E allora, ci chiediamo noi, e si chiedano i Comuni interessati: perché un Parco, se i vincoli già esistono, peraltro tutti imposti? Per creare poltrone, sempre ben remunerate, dove qualcuno di loro (tra i proponenti) va poi magari a sedersi? Per chiudere la caccia, visto che è l’unico vincolo finora non ancora in atto? E per ottenere questo disinformano l’opinione pubblica, sperando di trascinare il popolo dietro ai loro pifferi, come i topi della favola di Brema: stiano attenti gli amministratori, non si facciano incantare da questi interessati pifferai ciociari, i quali poi non potranno mai mantenere le loro promesse come i tanti troppi esempi sparsi per l’Italia dimostrano, promesse fatte per ottenere inutili (per la Natura) grandi Parchi anziché Parchi più piccoli ma Parchi più seri (e più democratici!).
Sappiano, i Comuni, quello che i suddetti pifferai ciociari non gli diranno mai, che sono sempre più in Italia i Comuni pentiti: solo tra lo scorso anno ed i primi mesi di questo 2015, almeno tre di essi hanno già trovato il coraggio di approvare le pur inutili delibere per chiedere la loro uscita da Parchi in cui erano entrati con superficialità e con la stessa illusione di sviluppo, economia, turismo, pubblici contributi, posti di lavoro, incarichi, ecc. ecc. che non si sono poi mai verificati, mentre i Comuni e la loro cittadinanza hanno subito e continuano a subire i vincoli, speso inutili ai fini per cui i Parchi furono proposti: il Comune di Minervino Murge nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia (Puglia), il Comune di Trevi nel Lazio nel Parco Regionale dei Monti Simbruini (Lazio) e il Comune di Ottati nel Parco Nazionale del Cilento-Vallo di Diano (Campania). E altri presto si aggregheranno, perché solo con la forza politica si potrà far cambiare la legge che sancisce “l’ergastolo” ai Comuni (e loro cittadini) che entrano in un Parco. Tra l’altro, è recente l’opposizione ad una proposta di ampliamento di Parco Regionale deliberata da diversi Comuni piemontesi attorno al Monviso, capofila tra essi quello di Bobbio Pellice.
La Natura va protetta, e va protetta anche da chi ne possiede la proprietà catastale, ma va protetta con provvedimenti democratici e possibilmente anche da essi condivisi, e non vessatori, imposti, ed immutabili se non dalla sola volontà di chi i Parchi gestisce, divenuti, per “esproprio” di fatto, proprietari di ciò che non gli appartiene.
( 19 Marzo 2015 )
Franco Zunino
Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness