Associazione Italiana Wilderness critica gli ambientalisti del comitato di protezione dei Monti Ernici, “continuano le menzogne”.
Desta meraviglia l’ostinazione con cui alcuni ambientalisti del frusinate sostengono in maniera acritica e supponente certe teorie (non svelando mai, tra l’altro, le loro generalità, e celandosi dietro il cosiddetto “Comitato per la protezione dei Monti Ernici”, che meglio farebbero a definire Comitato per un Parco dei Monti Ernici ). Proprio questa loro ostinazione rivela la malcelata ragione del loro impegno, ovvero creare il solito carrozzone mangia soldi pubblici e, ipoteticamente, assicurare a se stessi o alla propria associazione qualche posto nella dirigenza, presidenza o nell’inevitabile Consiglio di Amministrazione del Parco stesso. Queste persone dovrebbero capire il funzionamento del sistema democratico di un Paese, visto che non sanno che una delibera comunale non è altro che una legge al più basso livello di decisione popolare. Per approvarla serve un Consiglio comunale, che equivale ad un Consiglio Regionale od al Parlamento, dove le leggi ed i provvedimenti legislativi si discutono e si approvano o bocciano e, qualora approvati, divengono esecutivi e divengono “legge”. Un’Area Wilderness, essi dicono, può essere abrogata quando si vuole: è il caso ricordare loro che lo stesso discorso vale anche per un Parco, sia esso Nazionale o Regionale. Sono le regole della democrazia, che proprio in questi anni si sta trasformando ed evolvendo da democrazia rappresentativa a democrazia partecipativa, proprio con il meccanismo della partecipazione dal basso dei cittadini e degli organi istituzionali che sono più a diretto contatto con loro!
Se esiste una legge generale a cui fare riferimento per l’istituzione di un’area protetta si hanno maggiori garanzie di tutela, ma è sempre necessario l’assenso del Comune, come nel caso dei Parchi; ma ciò non toglie che sempre di “legge” si tratti. Peraltro, oggi i Comuni per queste scelte hanno comunque un supporto legislativo: la Legge N. 10 del 2013 approvata dal governo Monti, la quale conferma un’ovvietà, ovvero che i Comuni possono liberamente deliberare la costituzione di zone locali per la protezione della Natura. E cosa sono le Aree Wilderness se non questo? Questi ambientalisti sostengono che le Aree Wilderness sono “giuridicamente irrilevanti” (irrilevanti, come le deliberazioni comunali che obbligano i cittadini a pagare l’IMU!); e sostengono, a ragione, che nel nostro panorama giuridico non esiste l’Area Wilderness.
Ma chi ha mai detto che esse siano previste da una legge? E sulla base di quale legge può essere impedito ad un Comune, nel regime della sua autonomia legislativa, per di più per terreni appartenenti agli stessi enti, di designarne? E sanno questi signori che sebbene in Italia non siano ancora riconosciute queste Aree, esse lo sono nella classificazione mondiale dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura dell’UNESCO? E sanno che la stessa Unione Europea sta valutando la possibilità di fare la stessa cosa? E sanno che è proprio realizzando queste nuove forme di aree protette che si potrà poi ottenerne il riconoscimento legislativo? E quale migliore protezione esiste più di quella di un proprietario (in questo caso il Comune) che autonomamente decida di conservarsi i propri luoghi? Il Parco non è altro che un imposizione per ottenere la stessa cosa. In un sistema veramente democratico non è forse meglio un assenso ed una condivisione?
Questi ambientalisti sostengono che le Aree Wilderness sono “giuridicamente irrilevanti” (irrilevanti, come le deliberazioni comunali che obbligano i cittadini a pagare l’IMU!); e sostengono, a ragione, che nel nostro panorama giuridico non esiste l’Area Wilderness. Ma chi ha mai detto che esse siano previste da una legge? E sulla base di quale legge può essere impedito ad un Comune, nel regime della sua autonomia legislativa, per di più per terreni appartenenti agli stessi enti, di designarne? E sanno questi signori che sebbene in Italia non siano ancora riconosciute queste Aree, esse lo sono nella classificazione mondiale dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura dell’UNESCO? E sanno che la stessa Unione Europea sta valutando la possibilità di fare la stessa cosa? E sanno che è proprio realizzando queste nuove forme di aree protette che si potrà poi ottenerne il riconoscimento legislativo? E quale migliore protezione esiste più di quella di un proprietario (in questo caso il Comune) che autonomamente decida di conservarsi i propri luoghi? Il Parco non è altro che un imposizione per ottenere la stessa cosa. In un sistema veramente democratico non è forse meglio un assenso ed una condivisione? Che esse siano poi state “malamente scopiazzate dalla ben diversa realtà degli Stati Uniti d’America” lo lascino dire a chi ha competenza per farlo, visto che l’ internazionale WILD Foundation non ha finora trovato nulla da dire sull’adattamento italiano (ed europeo) che l’AIW ne ha fatto in Italia. Dove starebbe questa diversità? Basterebbe leggere una delibera comunale che le ha approvate e confrontarla con la legge americana, prima di parlare. E poi, sarebbe anche il caso di informarsi sul cosa sono le Aree Wilderness prima di affermare delle inesattezze, per non dire cavolate, in merito ad esse. L’AIW non le ha “interpretate” mediandole dall’America, e dove lo ha fatto è solo per adattarle alla situazione fondiaria italiana.
Né esse sono “accordi non vincolanti” con l’AIW: l’AIW si limita a proporle, non a gestirle, in quanto scelte autonome locali e, caso mai, si riserva solo di estrometterle dal proprio Sistema delle Aree Wilderness Italiane qualora i Comuni non rispettassero poi gli impegni di vincolo deliberati. Anche in America le prime Aree Wilderness furono istituite autonomamente ben prima (dal 1924) che una legge venisse approvata per poi riconoscerle (1964). E’ il caso di ricordare loro che la partecipazione “dal basso” si ha attraverso la condivisione delle popolazioni locali e/o dei loro rappresentanti in Consiglio comunale: cioè, da parte di chi subisce i vincoli; proprio quello che le Aree Wilderness hanno riconosciuto, mentre il Comitato per il Parco ha solo una partecipazione di sigle, a volte rappresentati da una o poche persone, quasi sempre esterne ai Paesi interessati: se questo è per loro il “dal basso”, possiamo capire che idea abbiano di un sistema democratico!
Sostengono di aver lasciato fuori dal proposto Parco tutte le aree urbanizzate ed agricole: questo lo fanno anche le Aree Wilderness, ma senza poi magari prevedere della “fasce contigue” come tutti i Parchi cercano ormai di avere per ampliare il loro potere gestionale, cercando poi di estenderle sempre più lontano a mano a mano che un orso o un cervo si allontani dall’area protetta: perché questa è la loro politica, non trattenere gli animali con politiche ambientali virtuose finalizzate alla conservazione dell’ambiente (leggasi orso) nelle aree protette, ma inseguirli con i vincoli a mano a mano che se ne allontanano! Difatti, quest’ultima proposta di Parco per i Monti Ernici, non nasce forse dalla presenza di un esemplare di orso allontanatosi dal Parco d’Abruzzo?
In quanto all’ “ingannare i benpensanti”, non è un inganno parlare di 59 sigle, quando di esse non si conoscono neppure i responsabili e neppure il numero di persone che rappresentano? Ed anche, non vogliamo entrare nel merito delle cifre sulle aree protette laziali, perché non abbiamo elementi per confutarle; ma ci chiediamo se questi elementi li abbiano gli anonimi del Comitato Parchi, o se si limitano a prendere per buono quello che gli “passa il convento”: e sappiamo come il convento sia bravo in queste manipolazioni. Ad esempio, la legge N. 157 sulla caccia, in merito al territorio da assegnare al divieto di caccia non parla di percentuali da calcolarsi su basi provinciali bensì su basi regionali, e comprendendo non soltanto i Parchi, ma tutto il territorio regionale che per qualsiasi ragione sia soggetto a divieto di caccia: e il Lazio (ed anche la Provincia di Frosinone, così altamente urbanizzata) ha certamente ampiamente superato il 30% previsto dalla legge. Quella di fare estrapolazioni provinciali è stato un escamotage belle e buono, ma quanto può ritenersi legittimo? E, comunque, continuiamo a ricordare a questi sprovveduti, che senza l’assenso dei Comuni e delle, secondo loro inutili, delibere comunali, oggi in Italia non è possibile istituire nuovi Parchi! Ma forse per loro le delibere comunali sono carta straccia quando designano un’Area Wilderness, e invece diventano oro colato quando danno l’assenso ad un Parco.
In quanto all’accordo tra il Ministero dell’Ambiente e le associazioni venatorie, non sta a noi entrarvi nel merito, ma non crediamo che i rappresentanti dei cacciatori lo volessero intendere come un assenso a nuovi Parchi. Ripetiamo, non sta a noi giudicare una decisione certamente presa con buone intenzioni ma forse anche con una certa leggerezza, vista la continua strumentalizzazione che ne fanno gli ambientalisti anticaccia. E forse sarebbe il caso che i rappresentanti dei cacciatori sensibilizzassero i firmatari di quell’accordo per meglio definirne il suo reale significato con il Ministero dell’Ambiente, magari con precisazioni sulle parti più ambigue e diversamente interpretabili.
F.to Bruno La Pietra Presidente nazionale AIW F.to Franco Zunino Segretario Generale AIW
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