Wilderness Italia: il problema Nutria in Pianura Padana; necessità di contenere la specie per limitare i danni e tutelare la biodiversità delle aree umide.
A Modena la Nutria è già stata diverse volte protagonista – non consapevole – delle cronache locali. Durante l’ultima alluvione, perché si è parlato molto dei danni che crea agli argini, scavando cunicoli, e più di recente per le polemiche sollevate da alcune associazioni animaliste (che si professano anche ambientaliste) dopo l’abbattimento di diversi esemplari da parte della Polizia Provinciale. A tale proposito, come Delegato provinciale modenese di Wilderness, associazione ambientalista fondata nel 1985, mi piacerebbe porre alcune domande a coloro che difendono strenuamente la Nutria. Forse, però, è il caso di fare un passo indietro. Sarebbe importante ricordare, infatti, che la Nutria dal punto di vista ‘faunistico’ è un animale alloctono, ovvero non originario delle nostre zone. Un aspetto non secondario, questo, poiché risulta scientificamente che la presenza della Nutria nei nostri laghi e fiumi ha lo stesso significato di veder pascolare nei nostri campi … delle Giraffe! Nello specifico, in provincia di Modena, la Nutria sta creando importanti danni soprattutto nelle zone umide, habitat particolarmente fragili che l’Unione Europea, lo Stato e la Regione sono impegnati da tempo a salvaguardare, basti pensare alla creazione delle Zone di protezione speciale (ZPS) o alle Aree di interesse comunitario che fanno parte di Rete Natura 2000.
La ‘protezione’ della Nutria, in questo senso, è in netto contrasto con la conservazione di habitat delicati come le aree palustri e la salvaguardia di diverse specie animali e vegetali che le abitano. Non soltanto perché è un roditore di grossa mole (L. cm.120/150- peso Kg.10/15) con un tasso annuale di incremento della popolazione del 200%, ma anche perché da noi non ha competitori naturali (se non sporadicamente volpi, cani e qualche rapace).
Bastano due esempi concreti per comprendere quanto la Nutria sia potenzialmente pericolosa (anche se a volte in modo indiretto) per la biodiversità delle aree umide:
a) Non tutti sanno che la nutria, oltre a scavare cunicoli negli argini, ama prendere il sole. Che male c’è, direte voi? Apparentemente nessuno. Il problema, però, è che per prendere il sole utilizza spesso e volentieri i nidi dell’avifauna di palude come lo Svasso, il Tuffetto, il Germano reale, la Folaga, la Gallinella d’acqua e la Schiribilla, ecc… Un comportamento che, soprattutto nel periodo della cova, compromette la capacità riproduttiva di queste specie, alcune delle quali particolarmente protette per il loro precario stato di conservazione.
b) Un altro aspetto da valutare è quello dei vegetali di palude. La Nutria, infatti, se non si tiene sotto controllo la densità della popolazione, modifica pesantemente la distribuzione e la densità di molte specie di erbe e piante.
Chi pensa quindi di fare un’azione ‘eticamente’ meritoria nel tutelare la Nutria, forse non si rende conto di mettere a repentaglio specie animali e vegetali molto più importanti (e peraltro a rischio) per garantire la biodiversità locale, che viene messa a rischio in nome di un atteggiamento tanto politically correct quanto foriero di alterazioni catastrofiche dell’ambiente. Uccidere uno o più essere viventi non può e non deve procurare godimento ed è legittimo che la maggior parte delle persone lo ritengano ripugnante, ma quando risulti necessario deve essere fatto: e, nel caso della Nutria è indispensabile per evitare che dilaghino di eventi dannosi per l’ambiente e per l’Uomo.
Nessuno, al giorno d’oggi, può illudersi che nel nostro Paese permangano ambienti che riescano a reggersi su un naturale equilibrio, poiché, molto a torto e poco a ragione, l’Uomo ha ridotto le aree che mantengono ancora connotazioni di selvatichezza a parchi, se non a orticelli i cui equilibri possono mantenersi soltanto grazie all’intervento costante dell’Uomo stesso. Prendano atto quegli “animalisti” dall’anima candida, usi a praticare moltissimo gli organi d’informazione e pochissimo la campagna (ne avessi mai incontrato uno nel bosco o altrove ma con le calzature infangate!…), che le leggi della Natura sono spietate e la vita che si svolge nella foresta non è certo quella rappresentata nei documentari della Walt Disney.-
Il Delegato Provinciale di Modena
Avv. Giorgio Bigarelli
Associazione Italiana Wilderness
( 4 marzo 2015 )