Wilderness Italia sul ritorno del lupo in Val Bormida dopo l’incidente in cui un esemplare di lupo è stato investito a Cengio (SV), “ora c’è la pistola fumante”!
E allora ecco che più di una decina di anni fa qualche “manina” ha pensato di provvedere a ripopolare le Alpi a partire dal Mercantour con esemplari prelevati dai (TANTI!) recinti privati presenti in quel Paese (specie nel Sud e Centro), dove si sono riprodotte (e sono ancora presenti) sottospecie provenienti da varie parti del mondo. Perché la scelta del Mercantour? Ovvio, non a caso è la zona che per la densità di prede selvatiche aveva maggiori possibilità di accoglierlo (sebbene poi i lupi, meno fessi dei “lupofili”, si siano dedicati soprattutto alle pecore!).
Ora starà a genetisti ed esperti (si fa per dire!) del DNA a dover stabilire a quale sottospecificità assegnare questa popolazione “alpina” le cui origini genetiche non sono certamente pure, almeno per quanto verificabile dall’esame di foto e filmati risalenti alle prime segnalazioni (poi in gran parte secretati da chi li possiede!). L’esemplare morto a Cengio è decisamente un Lupo. I dubbi sono solo sulla sottospecificità, perché diversi aspetti della sua morfologia non paiono poterlo assegnare con certezza alla popolazione italiana: mantello assai folto, e così la coda, pelame con tutte le tonalità di colore abbastanza spente, più tipiche dei lupi del Centro Europa. Senza ignorare le dimensioni, già notevoli per un sub-adulto.
Ed è già una fortuna che possa comunque definirsi certamente Lupo, quanto meno europeo (perché la somiglianza fenotipica parrebbe non essere vicina a quella tipica del meridione e centro Italia). Eccolo, quindi, il “lupo qualsiasi pur che ci sia il lupo” che qualcuno desiderava! Per concludere, ora, se per i naturalisti il problema è stabilire (magari con qualche piccola manipolazione del DNA!) a quale sottospecie assegnarlo, per gli abitanti dell’entroterra savonese il problema è capire se dovranno avere o meno timore di questa presenza sempre più frequente nei loro boschi, e sul chi pagherà i danni che inevitabilmente saranno loro arrecati con la crescita esponenziale dei lupi; anche perché per evitare il loro pagamento le autorità tutte saranno solerti a credere alla balla dei cani inselvatichiti.
E allora ci sarà chi prenderà provvedimenti autonomamente e poi chi griderà al bracconaggio, e, magari, alla necessità di chiudere la caccia. E quindi ad agire in modo tale da favorire la crescita della popolazione (perché a questo serviranno gli “esperti” che ora si dice verranno a monitorare la situazione). Intanto a pagare non saranno loro, né i “lupofili”, bensì gli allevatori!
Franco Zunino
Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness
( 3 aprile 2014 )