Quando si parla di traffico di animali, un fortissimo martellamento mediatico porta un po’ tutti a pensare subito ai cuccioli dell’Est, a certi esotici, o comunque ad animali che “entrano” nel nostro Paese con modalita’ irregolari o presunte tali e che vanno ad alimentare il commercio clandestino.
FederFauna, che difendendo allevatori e commercianti regolari, i primi ad essere danneggiati dalla concorrenza sleale, non puo’ che essere contraria a tali traffici, si e’ pero’ sempre chiesta se i traffici “in entrata” fossero l’unico fenomeno a danno di operatori, animali e cittadini. Cosa si sa dei traffici “in uscita”? Cosa si sa degli animali sequestrati ad operatori per presunti reati e poi “morti” o spariti durante l’iter processuale?
A luglio 2009 Gianni Mancuso ed altri deputati avevano presentato un’Interrogazione che iniziava con: “da anni si assiste ad un rituale che rischia di passare inosservato: camion, furgoni, alcune volte aerei, partono dal nostro Paese per localita’ estere (Germania ed Austria in testa) carichi di cani e gatti abbandonati ed in alcuni casi, anche sottratti ai legittimi proprietari”, e chiedeva se il Governo intendesse adottare un regime di stretta sorveglianza del fenomeno, se intendesse assumere iniziative per garantire l’affidamento dell’animale solo al soggetto interessato e per accertare la rintracciabilita’ dello stesso.
Anche l’ENPA, per quanto riguarda il trasferimento all’estero dei randagi, avrebbe promosso una petizione intitolata: “ti deporto a fare un giro”. Per quanto riguarda invece gli animali di proprieta’, soprattutto se di operatori, in prima linea sempre FederFauna. All’inizio di quest’anno l’ANMVI ha reso noto che Francesca Martini ha risposto all’Interrogazione spiegando che il Ministero ha costituito un Gruppo di lavoro, a cui partecipano anche rappresentanti delle Regioni e delle Associazioni coinvolte. Tale gruppo avrebbe convenuto di determinare una procedura per regolamentare il trasferimento verso gli altri Paesi europei prevedendo tra l’altro l’obbligo di iscrizione degli animali nell’anagrafe del Paese di destinazione. Mancuso si sarebbe dichiarato pienamente soddisfatto.
Un po’ meno alcune associazioni animaliste evidentemente non coinvolte in quel “gruppo di lavoro”. Avrebbe scritto Francarita Catelani, Presidente Una Cremona onlus: “…il 19 novembre scorso si e’ tenuto un incontro a Roma, al Ministero della Salute – presenti l’Enpa, la Lega nazionale Difesa del Cane, la Lav – dal quale e’ emerso un programma volto a “regolamentare” l’esportazione dei randagi rendendola ufficialmente riconosciuta (…) si chiede l’iscrizione in anagrafe canina in paesi stranieri nei quali non esiste tale anagrafe obbligatoria…”. Per quanto riguarda FederFauna, aldila’ dei commenti sul “come” si voglia regolarizzare il fenomeno, gli operatori sostengono che se di business si tratta, business deve essere chiamato e non “buon cuore”, con tutte le ricadute del caso: non c’e’ grande differenza tra “vendere” e “affidare”, se cio’ avviene dietro compenso, e chiamare “contributo” un prezzo, non deve essere un escamotage per evadere fisco e controlli.
Di questo ed altro si parlera’ oggi alle ore 11:00, presso il centro congressi del Savoia Hotel Regency di Bologna (Via del Pilastro, 2 – tangenziale: uscita n. 9) durante la conferenza stampa indetta dall’On. Sergio Berlato, deputato al Parlamento Europeo, che assistito dall’Avv. Massimiliano Bacillieri, ha recentemente presentato un esposto contro la tratta clandestina di animali praticata da sedicenti associazioni animaliste. Dalla documentazione emergerebbero casi di adozioni a distanza di cani gia’ non piu’ presenti nelle strutture affidanti, casi di rivendita clandestina di cani a canili svizzeri e tedeschi dove l’affido avviene solo dietro versamento di un vero e proprio prezzo, oppure all’industria della vivisezione, casi di denunce brutalmente represse con metodi violenti o tipici atteggiamenti delinquenziali dell’associazionismo di stampo mafioso.
— COME RICEVUTO PUBBLICATO —