L’origine dell’Aleatico è ancora oggi oggetto di discussione. Nel 1303 De Crescenzi riteneva che fosse di origine toscana e citava tra le varietà anticamente coltivate nella regione il Livatica. Il Trinci, nel 1738, pensava che fosse stato introdotto in Italia, specialmente in Puglia e nel Lazio, dai Greci. A supporto della sua tesi ipotizzava che il nome Liatico o Liatica, usato un tempo per designare l’Aleatico, potesse derivare dal vitigno greco, coltivato sull’isola di Creta, Liatiko. Quest’ultimo, però, risultava molto diverso dall’Aleatico italiano; in subordine, avanzava l’ipotesi che il nome potesse derivare dal vocabolo greco iuliatico, che significa luglio, mese della sua maturazione.
Nel 1839 il Gallesio riteneva che l’uva Liatica o Livatica derivasse dai Moscati, mediante propagazione per seme. Il Di Rovasenda, nel 1877, sosteneva a sua volta che i nomi Moscatello Nero e Moscato Nero erano usati, in alcune parti d’Italia, per indicare l’Aleatico. Infine, i recenti studi condotti nel 2001 da Crespan e Milani hanno dimostrato che l’Aleatico ha uno stretto legale di parentela con il Moscato Bianco, con il quale condivide almeno in parte l’inconfondibile aromaticità. In passato si conosceva anche un Aleatico a bacca bianca.
La varietà nera è presente anche nelle Marche, dove è conosciuta con il nome di Vernaccia Moscatella o Vernaccia di Pergola. L’Aleatico è stato iscritto nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite nel 1970. E’ diffuso attualmente soprattutto in Toscana, coltivato nelle province di Lucca, Pisa, Grosseto e Livorno, in particolare nella fascia costiera e nell’Isola d’Elba, dove era utilizzato una volta anche come uva da tavola.
E’ presente in purezza nelle Doc Sovana, Elba e Val di Cornia. Fa parte delle Doc Bolgheri Rosato, Morellino di Scansano, Vin Santo Occhio di Pernice dell’Elba, Monteregio di Massa Marittima Rosso, Parrina Rosso e Rosato. Viene coltivato in Romagna, Marche, Lazio, Campania, Sicilia e Puglia. In Puglia si trova soprattutto nel Salento e in provincia di Bari; viene utilizzato per produrre l’Aleatico di Puglia Doc, il Salice Salentino Doc e il Gioia del Colle Doc.
Il grappolo è medio o medio-piccolo, allungato, leggermente spargolo o mediamente compatto, dotato di un’ala. Gli acini sono di media grandezza, sferoidali; la buccia blu, spessa, molto pruinosa. Matura solitamente durante la prima metà di settembre in Puglia e più tardi in Toscana.
Grazie all’Aleatico si producono anche vini dolci vellutati e corposi, spesso utilizzando, soprattutto sull’Isola d’Elba, uve appassite sulla pianta. Le uve fresche in purezza danno un vino rosso rubino con riflessi violacei, molto aromatico, fine, con note di violetta, frutta rossa, confettura. In bocca è intenso, caldo, morbido, persistente. E’ spesso presente in assemblaggio con altre varietà toscane o pugliesi.