La decisione della Regione prende atto della nota dell’ente Produttori selvaggina di Viterbo ”con la quale, per conto dei concessionari richiedenti, si richiede di poter proseguire la caccia di selezione così come previsto dai piani di prelievo in selezione proposti, stante il perdurare dei gravi danneggiamenti alle coltivazioni e alle infrastrutture agricole interne alle aziende faunistiche venatorie causati dal cinghiali”. A questo proposito la Regione spiega che ”il prelievo in selezione è uno strumento efficace di riduzione del numero di cinghiali e dei danneggiamenti alle colture agrarie e alle infrastrutture agricole qualora attuato in sinergia tra i vari Istituti faunistici presenti sul territorio provinciale, e che la mancata attuazione all’interno delle aziende faunistiche venatorie, potrebbe generare un aumento delle presenze al loro interno, con conseguente incremento dei danneggiamenti, nonché ridurre l’efficacia dei piani di gestione degli ambiti territoriali di caccia”.
Il prelievo di selezione è consentito soltanto ai cacciatori in possesso di abilitazione alla caccia di selezione anche se non iscritti all’Albo regionale. La Regione infine, ”visto il sempre più elevato rischio di introduzione del virus della Peste Suina Africana nel nostro Paese, consiglia di mantenere l’attenzione dimostrata in relazione alla possibilità di trovare cinghiali morti (anche a seguito di incidente stradale) ovvero abbattuti ma che mostravano ante mortem comportamenti anomali di qualsiasi tipo, così da segnalarli alle competenti autorità”, e raccomanda ”altresì di segnalare il ritrovamento di carcasse parzialmente predate (lo stato di infezione aumenta la probabilità di predazione) o putrefatte, in quanto il virus sopravvive alla completa decomposizione dell’ospite rendendo quindi sempre possibile una diagnosi di laboratorio” (Viterbonews24).