Viaggi di Caccia: Quando posso scappo da casa. Non che a casa mia si stia male, ma sai com’è, l’erba del vicino è sempre più verde specie quando si parla di caccia. L’ultima mia avventura? In Ungheria, per un fortunatissimo caso del destino.
Il destino prima ancora che nascessi ha deciso di rendermi un uomo felice. Sono nato a Cagliari, una città di mare dove non si disdegna la buona caccia. D’altronde il Campidano e l’isola tutta offre suggestivi spunti venatori che io, quando posso seguo più che volentieri. Nella mia famiglia i cacciatori non mancano: mio nonno e mio zio per primi mi hanno passato questa passione, e io ora faccio di tutto per seguirla. Esattamente un anno fa, mentre navigavo online alla ricerca di qualche informazione sulla mia città per una ricerca della quale non sto a raccontarti mi imbatto in qualcosa di interessante. Scopro che molto distante da Cagliari, un’altra città viene chiamata la “città del sole”. Penso che debba essere davvero un bel posticino: si tratta di Szeged, a 160 chilometri da Budapest, in Ungheria. La cosa mi incuriosisce e decido di approfondire. Scopro in pochi click che non solo a Szeged, esattamente come a Cagliari, il sole regna sovrano, ma anche che lì ad andare per la maggiore è la caccia. Più leggo più mi brillano gli occhi.
La faccio breve, in poche settimane il viaggio era bello che organizzato e la comitiva formata. Era fine aprile quando siamo arrivati in Ungheria. Davide c’era già stato qualche anno prima, io e Damiano ne avevamo solamente sentito parlare. <<Si è piuttosto ammodernata>> continuava a dire Davide, chiedendosi se la nuova “modernità” non avesse rovinato il fantastico paradiso venatorio che ricordava d’aver vissuto tempo prima.
L’arrivo alla casa di caccia ha cancellato ogni nostro dubbio. L’Ungheria è ancora un piccolo tempio votato alla natura, ben frequentato da cacciatori provenienti da ogni angolo di mondo. La casa di caccia dicevo: un vero e proprio gioiellino tutta arricchita di artigianato locale e di buon profumo di carne. La cuoca ci ha subito raccontato di almeno due centri termali poco distanti dal luogo. <<Dovete andarci>>, ci dice. Pare che in uno dei due ci lavori la cugina. Facciamo di sì con la testa e aspettiamo che ci coccoli con la sua cucina gustosa e dai sapori intensi. Mi sembra di essere a casa. Nel primo pomeriggio ci raggiunge Cesare. E’ il nostro contatto sul luogo. La sua patria è la Puglia ma dall’Italia è scappato: ora vive come un eremita in Ungheria, gira le riserve di caccia e porta a caccia gli appassionati come noi. Mi auguro che il destino mi riservi qualcosa del genere. <<Vi ho preparato un programmino niente male per questi tre giorni>>, ci dice subito, accompagnando la descrizione del tour venatorio con una buonissima birra.
Il resto è storia.
Il primo giorno ci siamo dedicati alla riserva di caccia privata più piccola, ma forse meglio tenuta: 4 mila ettari di boschetti con una quantità sorprendente di altane. Le abbiamo raggiunte in carro. Non ci crederai, ma il carro è ancora molto utilizzato come mezzo di trasporto, specie all’interno delle riserve di caccia. La selvaggina non mancava di certo. Alla conclusione della prima giornata però avevo l’amaro in bocca: del folletto dei boschi nessuna traccia.
La seconda riserva, di un amico politico di Cesare era grande 7.500 ettari. Qui ho avvistato i primi caprioli. Li chiamano folletti dei boschi non a caso. Sono creature magiche, furtive, simpatiche e incantate. Tanto sono incantate che il primo avvistato mi ha gabbato ed è sparito. Deve aver avvisato gli amici perché la giornata si è svolta fra daini, cinghiali e cervi, e tutto sommato non ci è andata male.
La terza giornata abbiamo esplorato una riserva immensa: 20 mila ettari di foreste e territori aperti abitate da una quantità sorprendente di animali. Qui ho finalmente incontrato il mio folletto. Incontrato e abbattuto grazie alla mia carabina e al nuovo compensatore di traiettoria che è una vera e propria meraviglia. Abbiamo trovato perfino il tempo per una capatina alle terme e credo che l’associazione natura, caccia e terme sia vincente.
Ho salutato l’Ungheria e Cesare con la malinconia nel cuore: lui per invitarmi a tornare l’ultima sera mi ha raccontato di una riserva che è il sogno di tutti i cacciatori: 11 mila ettari, caccia alla cerca a piedi con caprioli nascosti in ogni angolo, daini e cinghiali. <<Ci vediamo presto>> lo abbiamo salutato e non mentivamo.