Veterinaria: Il cane da caccia, definito anche “cane atleta” o “cane da lavoro”, svolge un ‘attività che richiede un notevole dispendio di energia, dispendio che va reintegrato con una sana alimentazione.
Da anni sono in corso studi che si occupano proprio della dieta ideale del cane da caccia, dieta non meno importante di quella dell’uomo, poiché ogni errore alimentare può compromettere gravemente la salute del nostro amico più fidato. Il regime alimentare del cane da caccia è notevolmente diverso rispetto a quello del cane domestico. Se quest’ultimo, infatti, deve evitare le diete ricche di grassi, il cane “cacciatore” deve, invece, essere alimentato proprio con una dieta ricca di grassi.
Quelli che tutti conosciamo come “grassi” sono in realtà gli acidi grassi o lipidi, molecole composte da legami di carbonio che l’organismo del cane, ma anche quello dell’uomo, sfruttano per produrre energia e tessuti di riserva ( l’adipe).
Se nel cane domestico i grassi tendono ad accumularsi nei tessuti originando accumuli adiposi e quindi facendo ingrassare l’animale, nel cane da caccia vengono utilizzati per il mantenimento del metabolismo energetico e per sostenere lo sforzo muscolare dell’animale in attività.
Nel cane da caccia, a differenza dell’uomo, lo sforzo fisico va compensato proprio con i grassi e non con i carboidrati.
Possiamo dire che i grassi sono i componenti essenziali nella dieta del cane da caccia, assieme alle proteine, sostanze che vengono principalmente usate dal cane durante gli sforzi muscolari. Nello specifico, i grassi evitano che il cane perda troppo peso ed energia durante la battuta di caccia, mentre le proteine facilitano lo sforzo muscolare dello stesso durante le fasi di cattura della preda ( su terreno o in acqua). E’ stato dimostrato che cani da caccia con una dieta povera di grassi tendono a perdere peso durante e dopo l’attività venatoria. Ciò accade perché il cane è essenzialmente un “mammifero HDL”, al contrario dell’uomo che è invece un “mammifero LDL”. I termini appena utilizzati indicano che l’uomo tende a produrre maggiormente grassi cattivi, il cosiddetto colesterolo LDL, mentre il cane, al contrario, tende a produrre grassi buoni, cioè colesterolo HDL. E’ difficile, infatti, che un cane da caccia vada incontro a problemi di iperlipidemia, cioè di eccesso di grassi, anche se questa eventualità è sempre possibile, specie se il cacciatore o il padrone sconoscono la corretta razione di grassi da somministrare al proprio cane da lavoro. Nel cane da caccia si prevede un apporto giornaliero di grassi pari al 20% della razione complessiva, a cui aggiungere un 35% di proteine.
I grassi, nella dieta del cane, hanno il vantaggio di rendere più gustosi gli alimenti e di migliorare, nello stesso animale, anche la lucidità e la brillantezza del pelo.
La razione di grassi può essere aumentata o diminuita in base alla razza a cui il cane appartiene e al tipo di sforzo fisico a cui è sottoposto. Per nutrire il cane da caccia con un corretto apporto di grassi, si ricorre a delle formule matematiche che possono essere fornite dal proprio veterinario. Attraverso queste formule, basate sul tipo di cane, sul suo peso , sulle ore di attività e sull’applicazione di alcuni coefficienti, si può determinare il fabbisogno calorico giornaliero dell’animale e la corretta razione di grassi. Il cane da lavoro ha bisogno sia di grassi saturi che insaturi.
I primi sono conosciuti come grassi “cattivi”, perché tendono a ostruire le vene e le arterie, essendo facilmente metabolizzabili, mentre i secondi sono detti grassi “buoni” perché sono meno assimilabili. Nel cane da caccia, l’eccesso di grassi saturi, cioè “cattivi”, può causare fenomeni di perdita olfattiva e l’olfatto, per un animale che deve riconoscere la preda “ a naso”( cioè con il fiuto), è davvero indispensabile. L’ideale sarebbe fornire all’animale una giusta quota di grassi insaturi omega 6 e omega 3, facendo attenzione a rispettare rapporti compresi tra 5:1 e 10:1. Questi rapporti, naturalmente, possono variare in base alla razza e al tipo di attività venatoria in cui il cane è impegnato. Non bisogna eccedere nemmeno con i grassi insaturi, che possono causare delle infiammazioni dannose per i movimenti dell’animale.
Di contro, una carenza di grassi “buoni” può determinare nel cane una serie di gravi patologie, tra cui: ritardo nello sviluppo e nella crescita; deficit energetico per l’attività muscolare; perdita della capacità riproduttiva; opacità della cute e del pelo; perdita di peso. Per far sì che il cane da lavoro assimili meglio i grassi saturi e polinsaturi, meglio ricorrere a quelli a catena corta, cioè solubili in acqua e facilmente utilizzabili per produrre energia durante gli sforzi.
I grassi utili nella dieta del cane sono contenuti in alimenti quali sego, lardo, pollo, olio di mais, olio di semi di lino, olio di semi di girasole, olio di pesce, olio di zafferanone e olio di semi di soia. I grassi vanno somministrati al cane almeno un mese prima dell’attività venatoria, per consentire il loro immagazzinamento nei tessuti e la loro trasformazione in energia durante gli sforzi a cui l’animale sarà sottoposto.
Il cane da caccia deve avere la sua quota di grassi sia per le battute di caccia estive che per quelle invernali. La calura estiva provoca un maggiore affaticamento dell’animale, mentre il freddo invernale tende a rallentarne il metabolismo. Durante i mesi estivi, i grassi e gli oli, per non deteriorarsi, devono essere conservati in un luogo fresco e asciutto.