Poco dopo la cittadina di Colico, parte la Valtellina, attraversata dal fiume Adda e circondata da un lato dalle Alpi Retiche, raggiungendo i comuni di Morbegno, Sondrio, Tirano, fino a Livigno. E proprio guardando il versante Retico si apre uno spettacolo meraviglioso: una superficie vitata di 850 ettari che si sviluppa su terrazzate delimitate da chilometri di muretti a secco. Una viticoltura dalle origini antiche, in un terroir unico, caratterizzato da una forte diversità dal punto di vista geologico, ambientale e climatico. Qui i vigneti possono essere raggiunti dall’uomo soltanto a piedi con notevole difficoltà e i grappoli d’uva vengono portati in cantina in gerle portate a spalla. E in alcuni punti le notevoli pendenze rendono talmente difficile la raccolta delle uve al punto che le gerle vengono trasportate attraverso piccoli elicotteri.
E quando parliamo di Valtellina non possiamo non parlare del vitigno principe che domina questa valle, il Nebbiolo. Localmente chiamato Chiavennasca, è qui che quest’uva, varcati i confini del Piemonte, ha trovato una nuova casa per esprimere caratteristiche come finezza, carattere e longevità che rendono i vini prodotti tra i più apprezzati del panorama italiano.
Una delle anime in cui il Nebbiolo si incarna in questa zona è il Valtellina Superiore DOCG, una denominazione che fa riferimento ai vigneti compresi all’interno dell’area tra i comuni di Tirano e Berbenna e che può essere suddivisa in cinque sottozone di produzione, che geograficamente percorrono la valle da ovest a est. (Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno, Valgella).
Seguendo questa direzione geografica la prima sottozona che troviamo, nel comune di Berbenno, è Maroggia, riconosciuta più recentemente rispetto alle altre. Prodotto in quantità limitate (soltanto 25 ettari di vigneto), qui il vino, dai toni rosso rubino con sfumature granato, è corposo e dotato di tannini non eccessivi, ma setosi.
Un suggerimento è il Maroggia Riserva della Cantina Sesterzio, un vino che viene prodotto soltanto in annate speciali utilizzando i grappoli migliori provenienti dai vigneti di questa sottozona, di cui una parte è sottoposta ad un breve appassimento naturale. Dopo circa 24 mesi di maturazione in botti di rovere e un successivo affinamento in bottiglia, il calice è espressione di finezza, freschezza e tannini di velluto e regala al naso profumi di viola, rosa appassita e ciliegia sottospirito.
Proseguendo, arriviamo nella sottozona della Sassella, sicuramente la più conosciuta della Valtellina, che si estende da Castione Andevenno sino a Sondrio. Il nome probabilmente deriva dalla piccola chiesa Mariano della Sassella, che si trova poco fuori il capoluogo in direzione Castione.
Il Sassella sa essere austero, intenso e persistente come lo Stella Retica della cantina Ar.Pe.Pe., che ricorda all’olfatto il bosco e le sue bacche. Il lungo affinamento in botti da 50 hl dona a questo vino complessità senza, però, perdere in freschezza. La beva, infatti, è tesa, ma al contempo morbida con uno slancio minerale e un finale persistente.
Sul versante a nord-est della città di Sondrio troviamo la sottozona del Grumello, che prende il nome dall’omonimo castello e si estende per circa 74 ettari terrazzati. E proprio nel centro storico del capoluogo, tra vicoli stretti e case in pietra, possiamo far visita alla cantina, tutta a conduzione familiare, di Alberto Marsetti per provare il loro Grumello, che si caratterizza per i suoi profumi di spezie, liquirizia e frutti di bosco maturi, come mirtilli, ribes neri e fragole. In bocca la sua struttura è perfettamente bilanciata da un tannino vivace.
Procedendo verso le località di Tresivio e Poggiridenti raggiungiamo la sottozona Inferno, il cui nome molto probabilmente fa riferimento alle temperature elevate che si raggiungono durante l’estate e alla particolare conformazione dei piccoli terrazzamenti su cui vengono allevate le viti. È da queste vigne che nascono i vini Valtellinesi più austeri e maggiormente inclini ad una lunga maturazione/invecchiamento. E già che siamo in giro vale la pena fermarsi presso la cantina Dirupi a Ponte, fondata nel 2004 da Pierpaolo Di Franco e Davide Fasolini, che si occupano personalmente dei lavori in vigna e delle operazioni in cantina per produrre e lavorare uve di alta qualità. Il loro Guast esprime perfettamente questa filosofia con il suo profilo olfattivo che rimanda a erbe di bosco e spezie orientali, che si fanno spazio tra note floreali e di frutti di bosco. Una piacevolissima freschezza e una delicata sapidità preludono a un fin di bocca lungo e intenso.
L’ultima tappa che ci aspetta è la sottozona Valgella, che è la più estesa di tutte ed è situata nei comuni di Chiuro e Teglio. Il nome proviene dal termine dialettale “Valgel” utilizzato per indicare i piccoli ruscelli che dalle Alpi si dirigono a fondovalle. Fiore all’occhiello è la cantina Sandro Fay, che da anni rappresenta una delle realtà più interessanti e importanti della Valtellina. Il loro Ca’ Morei sa affascinare con i suoi profumi di frutti rossi croccanti e per una struttura e una freschezza che si equilibrano in maniera perfetta, offrendo un sorso elegante, pulito e morbido.
E dopo aver attraversato la Valtellina lungo le sue sottozone, non resta che fermarsi in uno dei tipici crotti del luogo e scoprire come questi vini si abbinano in maniera deliziosa alla cucina del luogo. Provate con i pizzoccheri o la polenta taragna, o un tagliere di formaggi stagionati valtellinesi come il Bitto, oppure con una sontuosa portata di carne da cacciagione…noi aspettiamo i vostri pareri!