Torna a far parlare di sé la zona protetta della Valle della Canna (Valle Mandriole) in provincia di Ravenna, dove lo scorso ottobre abbiamo dovuto assistere praticamente impotenti a una vera e propria moria di avifauna acquatica riconducibile alle scarse o nulle operazioni di gestione e regimazione delle acque da parte degli enti preposti. Dopo gli allarmi lanciati nei giorni scorsi da parte ancora una volta solo dei cacciatori romagnoli, fortunatamente questa volta si è intervenuti ripristinando il livello delle acque e scongiurando, almeno per il momento, il rischio di nuove epidemie.
“La valle è soggetta al repentino prosciugamento delle acque durante la calura estiva e questo fenomeno potrebbe generare pericolose proliferazioni di patogeni – ha dichiarato Dante Gianstefani, Presidente Provinciale Federcaccia di Ravenna – Alcuni cacciatori della zona si erano accorti del drastico calo di livello dell’acqua e abbiamo immediatamente comunicato la cosa ai Carabinieri Forestali. Fortunatamente è stata tempestivamente immessa acqua fresca e pulita proveniente dal fiume Reno tramite la condotta del petrolchimico all’uopo ristrutturata e la situazione è tornata in condizioni ambientali accettabili”.
Da quanto appreso attraverso le pagine di RavennaToday, che ha dedicato spazio alla notizia, “a settembre, con oneri a carico di Romagna Acque spa, verrà ripristinato e aumentato nella portata il sifone che passando sotto l’alveo del fiume Lamone, trasferisce le acque fluviali all’interno della valle della Canna. Entro fine estate sarà inoltre presentato al comune di Ravenna lo studio di fattibilità della derivazione di acqua che collegherà la traversa del Carrarino direttamente con la valle della Canna nel suo vertice sud/ovest, allo scopo di garantire definitivamente l’alimentazione da fonti plurime e il flussaggio delle acque nella valle, elemento imprescindibile per il mantenimento della necessaria qualità ambientale”.