USA: Cacciatori e Pescatori in stato di agitazione.
C’è una lobby a prima vista improbabile che sta facendo pressione sul Senato Usa affinché approvi la legge che riduce le emissioni a effetto serra: i gruppi di cacciatori e pescatori americani, preoccupati che il cambiamento climatico danneggi i loro sport preferiti.
Cacciatori e pescatori sono soprattutto terreno elettorale del Partito Repubblicano, rappresentano milioni di voti nel cuore degli Usa e potrebbero contribuire a ottenere voti cruciali mentre il Senato si appresta a votare la normativa sulla riduzione delle emissioni di carbonio.
Venti gruppi nazionali di caccia e pesca hanno invitato i senatori, in una lettera inviata a settembre, a garantire che “la normativa che state valutando in Senato riduca le emissioni a effetto serra e salvaguardi le risorse naturali”.
Tra coloro che vogliono una legge che tenga conto di tutto ciò ci sono gruppi che di solito non partecipano a battaglie “liberal”, come il Dallas Safari Club, la National Trappers Association e Pheasants Forever. Una delle loro preccupazioni, per esempio, è che la selvaggina non migri a sud se gli stati settentrionali Usa diverranno più caldi.
“Se esci e vai a caccia allo stesso momento nella stessa stagione e nello stesso posto tutti gli anni, comprendi i cambiamenti che stanno avvenendo”, dice Jeremy Symons, vice presidente senior della National Wildlife Federation, che conta 420mila iscritti allo sport in 46 stati.
Tali gruppi si stanno schierando contro le potenti lobby di Washington – le industrie del carbone e del petrolio, per esempio – che invece spingono per alleggerire i controlli obbligatori sull’inquinamento.
La normativa per ridurre le emissioni Usa di Co2, che per gli scienziati di tutto il mondo sono legate al riscaldamento globale, è una delle priorità di politica interna del presidente Obama.
Il presidente ha invitato i parlamentari democratici a inviare alla sua firma la legge prima che si tenga a Copenhagen, a dicembre, il vertice mondiale sul cambiamento climatico. Ma il progetto di legge è impantanato al Senato, dove la maggior parte dei repubblicani e qualche moderato democratico non vogliono sentir parlare delle prospettive di aumento dei costi dell’energia che ne potrebbero derivare.
di Ed Stoddard e Richard Cowan