L’URCA Pesaro e Urbino ha appreso con incredulità le dichiarazioni effettuate da 8 capisquadra di cinghiale. Dalla lettera indirizzata alla Regione Marche, alla Riserva NS Gola del Furlo, ai due ATC provinciali, al CRAS e alla presidenze di Federcaccia regionale e provinciale, si apprende che “Il numero degli abbattimenti delle squadre si è ridotto nell’ultima annata venatoria del 35% rispetto alla media degli ultimi dieci anni”. Sempre che il dato relativamente agli abbattimenti sia vero, non ci capacitiamo di come si possa essere dispiaciuti da questa notizia. I danni alle attività agronomiche causati dal cinghiale in questa provincia sono stati sempre più ingenti e questo non può che denotare un numero eccessivo di cinghiali presenti nel territorio provinciale.
Nel piano faunistico venatorio 2020-2024 si evidenzia come i danni siano maggiormente registrati nei comuni confinanti con le aree protette, in particolare modo proprio nei territori limitrofi alla riserva. Riteniamo quindi doversi gli investimenti di contenimento della specie messi in atto dalla riserva per ristabilire la densità agroforestale del cinghiale. Nella lettera dei capisquadra si chiede di limitare il prelievo in caccia di selezione ad opera dei selecacciatori non individuato dalle squadre di braccata. Da un’analisi dei prelievi si evidenzia come l’attività venatoria in braccata rappresenti il 90% circa di tutti i cinghiali abbattuti. Su scala regionale è esigua la percentuale di prelievi con la caccia di selezione (6,5%) ed estremamente marginale la percentuale relativa alla girata (3,5%).
Dal contesto nazionale non è possibile determinare quale tecnica di caccia sia più efficace, ma certamente utile sarebbe l’applicazione sinergica di tutti i tipi di prelievo. Riteniamo che l’enorme squilibrio dei prelievi realizzati nelle diverse tecniche non può essere considerato un attore critico, soprattutto se messo a confronto ad altre realtà regionali in cui si registra il 40% dei prelievi in caccia di selezione facendo registrare un conseguente drastico calo dei danni alle coltivazioni agricole. I selecacciatori, come ogni altro cacciatore, pagano le profumate tasse previste per l’esercizio dell’attività venatoria e questo concede il diritto di esercitare l’attività al pari degli altri.