Silvio Barbero, vicepresidente dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (provincia di Cuneo), ha rilasciato delle dichiarazioni molto interessanti sull’attività venatoria. L’ateneo è stato ideato da Carlo Petrini, fondatore del presidio Slow Food. Secondo Barbero, la caccia che è in grado di dialogare e confrontarsi con la società e che rispetta l’ambiente è una garanzia di sostenibilità e valore economico, visto che permette di riscoprire la ruralità.
I cacciatori sono quindi una risorsa preziosa e capace di produrre un cambio di cultura fondamentale per il nostro paese. Ecco perchè il vicepresidente ha apprezzato parecchio la cabina di regia del mondo venatorio e il manifesto pubblicato dalle associazioni che ne fanno parte. Nello stesso manifesto compare proprio la parola “ruralità” e per Barbero è una scelta importante, anche perchè significa rispetto per la terra e comportamenti più sostenibili. I cacciatori, poi, sono stati invitati a comportarsi come produttori primari di una risorsa strategica come la carne selvatica, caratterizzata da proprietà organolettiche uniche e ricca di potenzialità economiche.
Barbero ha parlato anche della percezione della caccia da parte dell’opinione pubblica. A suo dire la visione animalista e vegana è improntata unicamente a considerare i cacciatori come persone che soddisfano un loro interesse personale, ma non è così. Per uscire da questo schema è necessario quindi collaborare ulteriormente alla sostenibilità ambientale, come ben testimoniato dal progetto “Selvatici e Buoni” di cui l’Università di Pollenzo è stata curatrice.