Emergenza cinghiali in Piemonte.
Contadini e pastori si svegliano al mattino e trovano il prato come fosse stato arato. Le zolle di terra rivoltate, macchie di marrone in mezzo ai fili d’erba. Una notte dopo l’altra, finisce che tutto il campo viene martoriato e addio pascolo: non c’è più un posto dove far mangiare le mandrie di bovini e non si riesce nemmeno a falciare l’erba per fare il fieno per l’inverno. E lo stesso accade per i campi coltivati: pannocchie di mais divorate, semi e tuberi scavati via dalla terra. Sono ormai moltissimi i comuni piemontesi che fanno i conti con i danni provocati dai cinghiali, il cui numero è raddoppiato nell’ultima dozzina d’anni: erano 500 mila in tutta Italia nel 2010 e sono un milione oggi, secondo le stime più attendibili.
I piemontesi chiedono provvedimenti urgenti con opportune ordinanze di abbattimento
In Piemonte se ne contano circa 100 mila e si sono infittite le riunioni in Regione — la prossima oggi — per affrontare il problema. «Non avevamo mai visto un fenomeno del genere: ci sono cinghiali che vanno a scavare anche nei giardinetti dei bambini: chiediamo di prendere dei provvedimenti urgenti con opportune ordinanze di abbattimento o perderemo chi ha deciso di tenere vive delle attività in montagna», è la richiesta fatta a Regione Piemonte e Città metropolitana di Torino da Adriano Bonad Bottino, primo cittadino di Chialamberto. Molti sindaci hanno firmato ordinanze per l’abbattimento degli ungulati, ma si tratta di autorizzazioni che non sortiscono effetto: i cacciatori per varie ragioni non sempre colgono l’opportunità di nuovi permessi a sparare, mentre le guardie zoofile sono troppo poche per stare dietro al piano di abbattimento previsto dall’Ispra, che è di 38 mila capi.
La soluzione: caccia al cinghiale in Piemonte tutto l’anno.
«Sono comunque pochi per ridurre in maniera significativa la popolazione degli ungulati — dice l’assessore regionale alla montagna Fabio Carosso — In ogni caso per assumere nuove guardie zoofile abbiamo in mente uno stanziamento aggiuntivo di un milione e mezzo di euro. Ma credo che la soluzione sia comunque quella di estendere la caccia al cinghiale anche a tutto l’anno. E occorre prevedere delle regole chiare perché quanto ricavato dalla vendita dei cinghiali abbattuti vada ai contadini danneggiati». I danni per agricoltura e pastorizia sono enormi: «Un campo martoriato da cinghiali che grufolano si trascina per anni perché le radici delle piante vengono rivoltate all’insù, anche con grave danno per la biodiversità.
E ci vuole molto tempo prima che cresca di nuovo qualcosa», spiega Luca Battaglini, zootecnico del dipartimento Disafa dell’Università di Torino. «Serve un piano di abbattimenti dei cinghiali serio, chiaro a tutti, senza troppi passaggi burocratici: il problema è nazionale», dice Roberto Colombero, presidente Uncem Piemonte, che assieme al presidente nazionale Marco Bussone ha incontrato nei giorni scorsi i sindaci del Canavese. Sergio Barone, consigliere Coldiretti Torino ha lanciato la sua proposta: «Per fermare i cinghiali serve una nuova legge nazionale che consenta agli agricoltori di cacciarli quando grufolano i loro fondi».