Il ruolo dei cacciatori
Grazie all’attività di sorveglianza svolta da alcuni cacciatori negli appostamenti fissi per la caccia agli acquatici durante l’epidemia che ha colpito la nostra nazione tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, è stato possibile dimostrare con dati certi e inconfutabili che si possono identificare i virus ad alta patogenicità nell’avifauna selvatica migratrice prima che colpiscano gli allevamenti domestici. Su questa consapevolezza sono stati organizzati durante il 2022 degli incontri tra FIdC, i tecnici del Centro di Referenza Nazionale per l’influenza aviaria e il Ministero della Salute, finalizzati a strutturare un’attività di sorveglianza dei virus dell’influenza aviaria che sia strumento di allerta precoce per gli enti sanitari. Considerando quanto questo virus ha circolato nel nord Europa durante tutta l’estate, e ancora sta circolando, e l’utilità della sorveglianza negli anatidi cacciati, il Ministero della salute ha disposto che le Regioni possono autorizzare l’utilizzo di volatili da richiamo appartenenti agli Ordini degli Anseriformi e Caradriformi a condizione vi sia strutturata una specifica attività di sorveglianza per la ricerca di virus dell’influenza negli animali cacciati.
L’uso dei richiami vivi
Questa programmazione è stata condivisa con tutti gli attori che ne devono prendere parte, ivi incluse le associazioni venatorie. Ben chiaro è che il Ministero non prevede limitazioni all’utilizzo dei richiami vivi degli ordini degli anseriformi e caradriformi negli appostamenti fissi in caso di riscontro di positività negli anatidi abbattuti, ma richiede una maggior attenzione e monitoraggio negli allevamenti intensivi nelle aree attorno agli appostamenti. La risposta del mondo venatorio è stata come sempre immediata e centinaia di campioni sono stati eseguiti dai cacciatori già nelle prime settimana di ottobre, a dimostrazione di quanto siamo in grado di essere efficaci ed efficienti. Rimane una questione aperta relativa all’utilizzo di richiami vivi negli appostamenti temporanei nelle zone a rischio (zone A e B), che è subordinato alla valutazione favorevole della situazione epidemiologica, che purtroppo non è favorevole. Le positività nell’avifauna sono state identificate e, purtroppo, anche nei domestici.
Gestione del rischio
Una nuova impostazione per quanto attiene la sorveglianza dell’influenza aviaria, che passa da una situazione di blocco totale dell’utilizzo dei richiami vivi in tutta la nazione in caso di positività, a un approccio di identificazione precoce e gestione del rischio. Emerge chiaramente dai dispositivi del Ministero il ruolo dei cacciatori come sentinelle, di guardiani della fauna selvatica, nell’identificazione precoce dei pericoli sanitari per la comunità. Le nostre azioni sono considerate di pubblica utilità, non solo per quanto attiene la gestione faunistica, ma anche sotto il profilo del monitoraggio sanitario. Deve essere una consapevolezza generale quindi, che i cacciatori possono essere parte attiva del sistema di gestione integrata, anche sanitaria, della fauna selvatica (Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche e Agro Ambientali).