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«La scrittura di Luigi Ugolini ancora una volta suggerisce all’Uomo Naturale, ovvero all’uomo creato per comprendere i codici intangibili della Natura, di stabilire un legame inviolabile con l’ambiente della sua vita. Nel caso di questo Un uomo solo nel bosco, gli alberi, uniti in selva più o meno fitta, diventano il sentire di un’anima semplice, fatta corteccia e corpo nella figura di Natale, creatura arboricola ed arboricolare che tra le foglie si muove annotando, con lo sguardo del solitario contemplatore (sguardo carissimo all’Ugolini poeta e pittore), i mormorii friabili degli arbusti, le ciance rapide o indolenti delle fronde, i pigolii alacri degli uccelli di macchia piumati ad immagine e somiglianza del luogo boschivo in modo da ingannare l’occhio del cacciatore al punto da farlo dubitare del vero. Misteriosa sempre la foresta, metafora dell’inconscio, dell’onirico vagare, linfa del favoloso, miasma di peccato. Bosco come fuga, come rifugio, come prigione e liberazione. Bosco in questa scrittura, come casa, o meglio come spazio in cui vivere un presente di lotte dolci ed aspre e un futuro (quello con Giulia, la donna) di speranza profonda. Bosco di foglie composto, soprattutto. Foglie lobate, lanceolate, aghiformi, strumenti cangianti di suoni portati dalle condutture affilate e mutevoli dei venti. Foglie che si sfogliano, cadono, indugiano, tremano, respirano tutto il verde arioso della terra toscana». [Da L’uomo e le foglie, di Lina Maria Ugolini] |
La necessità di acquisire un livello di conoscenza sempre maggiore attraverso la raccolta di dati e informazioni utili è diventato un elemento imprescindibile per la gestione del patrimonio avifaunistico del Paleartico Occidentale. A tal riguardo è stato pubblicato questo lavoro...
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