Non si placano in Umbria le polemiche per i cacciatori denunciati dal WWF dopo una regolare battuta di prelievo selettivo del cinghiale: i provvedimenti hanno riguardato persone autorizzate, tra l’altro applicando una sentenza che ha validità nella sola Liguria (in seguito alla pronuncia della Corte Costituzionale). L’esposto è stato presentato dal coordinatore regionale delle guardie ambientaliste, Sauro Presenzini, un gesto che secondo la Federcaccia rischia di compromettere il contenimento dei cinghiali.
L’associazione venatorie ha chiesto alle istituzioni, alla Regione e alle procure di prendere una posizione precisa in merito, altrimenti i cacciatori andranno incontro a incredibili infrazioni amministrative. Federcaccia Umbria non è disposta a far partecipare i propri associati a queste attività fino a quando non ci sarà chiarezza. Poche ore dopo è arrivata la precisazione della Regione, nello specifico quella dell’Assessorato all’Agricoltura, secondo cui il controllo della fauna selvatica tramite abbattimento non può essere considerato caccia, quindi le limitazioni (come quella del silenzio venatorio) non hanno ragione di esistere.
In base alla normativa umbra, tra l’altro, gli interventi come quello a cui hanno partecipato i cacciatori denunciati possono essere svolti anche nelle zone in cui vige il divieto di attività venatoria. Lo stesso Assessorato ritiene che l’atteggiamento del WWF crei soltanto terrorismo psicologico, quindi ci sarà a breve un incontro con il Prefetto di Perugia per prendere tutte le iniziative del caso.