Prendiamo atto dell’attenzione riservata dalla Regione Umbria nei confronti della nostra passione, strumento fondamentale per la gestione del territorio, della salvaguardia delle coltivazioni e dell’equilibrio faunistico. Il prossimo 30 aprile l’assessore regionale Morroni presenterà in giunta, per la preadozione, il calendario venatorio per la stagione 2020/21. Tuttavia Federcaccia Umbra giudica in maniera negativa la sostanziale modifica proposta per la caccia al cinghiale, con l’introduzione della sola forma singola a partire da ottobre mentre le battute collettive cominceranno soltanto il primo novembre.
Le criticità sono fondamentalmente tre, e riguardano la tutela delle coltivazioni, della biodiversità e la congruità con la legge quadro nazionale 157/92. Cominciando dalla tutela delle colture, sono molte quelle di pregio ancora in piedi a ottobre. Posticipare di un mese la caccia in battuta significa abbandonarle ai selvatici, tra l’altro in un periodo di emergenza sanitaria che impedisce il contenimento primaverile della specie. A tal proposito sarebbe interessante conoscere la voce delle associazioni agricole, che finora non abbiamo sentito. Come testimoniano i dati delle scorse stagioni, inoltre, proprio ottobre è il mese più efficace per la caccia in battuta.
Allo stesso modo, senza la caccia al cinghiale durante il mese di ottobre tutti i cacciatori si concentreranno sulle altre specie, con grave danno per la biodiversità (selvaggina nobile stanziale e piccola migratoria). Infine, ma non certo meno importante, aprendo il primo ottobre in forma singola e chiudendo il 31 gennaio in battuta, il cinghiale verrebbe cacciato per quattro mesi al posto dei tre previsti dalla 157/92. I cacciatori umbri sono persone responsabili: lo testimonia la chiusura, ormai consueta, della caccia alla femmina di fagiano al 30 novembre anziché al 31 dicembre, oppure della lepre alla seconda domenica di dicembre anziché al 31, anche se l’assessore – inspiegabilmente – ne ha proposto la chiusura al 6, nonostante la specie goda di ottima salute.
Anche su questo punto Federcaccia chiede di spostare la chiusura al 13 dicembre. Allo stesso tempo, chiediamo che il periodo di addestramento dei cani da caccia sia prolungato fino al 17 settembre, escludendo le giornate di preapertura. Ci sorprende, poi, l’atteggiamento dell’assessore Morroni, pronto alla discussione ma senza un sufficiente spazio per il confronto. Gli incontri si sono finora limitati all’informazione degli interlocutori di quanto da egli già deciso, il tutto accompagnato dalla sua stessa ammissione di non conoscere molto bene la materia. Viene da chiedersi chi sia a consigliarlo nelle sue decisioni: non certo gli uffici regionali, la cui competenza ben conosciamo e apprezziamo. Tornando al cinghiale, l’assessore giustifica la sua scelta sostenendo che nelle regioni limitrofe lo si cacci fino a fine gennaio, e che pertanto – se in Umbria si chiudesse prima – il suide troverebbe nella nostra regione zone di rifugio, incrementando i danni alle colture.
Tuttavia, la situazione nelle regioni confinanti è molto eterogenea, con alcune realtà in evoluzione verso l’apertura in ottobre (nelle Marche, in una parte della Toscana e una parte del Lazio). Oltretutto, le zone montuose di confine tutelano in maniera naturale gran parte del territorio, visto che in quota – in gennaio – non vi è presenza di colture in atto. Infine, a proposito di montagna, invitiamo l’assessore a considerare il fatto che, soprattutto a gennaio inoltrato, le squadre delle zone montuose potrebbero trovarsi impossibilitate a cacciare a causa della neve.
Il tutto a danno soprattutto degli agricoltori e dell’equilibrio della fauna, ma anche degli stessi cacciatori che si vedrebbero ridotte le giornate di caccia, a fronte dei già elevati costi sostenuti per la licenza. In forza di tutte le precedenti considerazioni, Federcaccia Umbra auspica l’apertura della specie ai primi di ottobre come già anticipato, e la chiusura a fine di dicembre rispettando l’arco temporale. Nel mese di gennaio, qualora non si dovessero raggiungere le quote stabilite, sarebbe possibile prevedere delle battute specifiche a completamento dei piani. Nella speranza di aver specificato al meglio, quelle che, secondo noi, sono le più evidenti criticità del futuro calendario venatorio, auspichiamo un dialogo serio e costruttivo per la loro pronta risoluzione.