La ricerca suggerisce che i potenziali benefici economici diretti della conservazione della biodiversità interessino una vasta gamma di settori in termini di maggiori profitti annuali, che vanno da 49 miliardi di euro nel settore ittico a 3,9 trilioni di euro nel settore assicurativo, adducendo che un pianeta con una biodiversitá in buona salute sia presupposto assoluto per la crescita e la ripresa economica. La crisi della biodiversità è intrinsecamente legata alla crisi climatica. La perdita di biodiversità e il collasso degli ecosistemi sono tra le tre maggiori minacce che l’umanità dovrà affrontare nel prossimo decennio. Senza invertire la tendenza, sarà impossibile raggiungere l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile con i suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile e l’accordo di Parigi sul clima.
“Gli agricoltori, i pescatori, i cacciatori, i silvicoltori, i proprietari terrieri e gli utenti sono gli attori chiave di questa strategia, adoperandosi nella protezione della biodiversità, beneficiandone direttamente” ha dichiarato Dreosto, aggiungendo il fatto che, alcuni punti, cosí come presentati, potrebbero inficiare sugli stessi portatori di interessi, per questo chiederá chiarezza e uso di buon senso. Gli elementi cardine riguardano l’ampliamento delle aree protette, il ripristino degli ecosistemi terrestri e marittimi ed in particolare degli agroecosistemi, incentivando l’agricoltura biologica e il turismo rurale e ricreativo, promuovendo la diversitá genetica, facilitando l’uso di varietá e razze tradizionali. La tutela degli uccelli e degli impollinatori, la riduzione del 50% dell’uso di pestidici entro il 2030, sistemi di lotta all’erosione dei suoli, la protezione delle foreste, la decarbonizzazione del sistema energetico, l’adozione di piani di inverdimento urbano, cosí come il ripristino degli ecosistemi di acqua dolce e la lotta alle specie alloctone invasive, sono tra gli importanti ed ambiziosi obiettivi, che l’Unione europea si prefigge di raggiungere.