La prima volta non si scorda mai. Si può riassumere in questo modo la prima edizione del Meeting Internazionale delle Cacciatrici, organizzato a Riva del Garda (Trento) dall’Associazione Cacciatrici Trentine pochi giorni fa. Sabato 1 e domenica 2 settembre l’amicizia e la passione comune hanno contraddistinto questo evento a cui hanno preso parte cacciatrici di diverse regioni italiane, oltre a quelle provenienti dall’Ungheria. Sono stati due giorni densi di scambi di esperienze in campo venatorio, dalla caccia alla gestione, ma anche su ruolo e posizione della figura di un cacciatore donna all’interno del mondo venatorio, ma anche nei confronti della società e della pubblica opinione.
Come ha sottolineato Eddi Titta, numero uno dell’associazione, “Quello pensato per la tavola rotonda è un titolo provocatorio con cui abbiamo voluto uscire dagli stereotipi che vogliono le donne indifese come gazzelle o grintose come leoni. Il mondo della caccia si è aperto, anche se a volte con fatica, alla presenza femminile, e il numero delle cacciatrici sta aumentando di anno in anno. Con questo meeting vogliamo iniziare a creare una rete venatoria nazionale e internazionale perché è importante parlare lo stesso linguaggio”. Al tavolo dei relatori, oltre a lei, Sandro Flaim, presidente dell’Uncza, nel ruolo di moderatore – animatore del dibattito; Diego Vassalli, presidente Sact (Società amatori cani da traccia), Elisa Picci, esperta di tutela e gestione delle risorse faunistiche; Ivano Artuso, ricercatore e vicedirigente presso la Fondazione Mach e il direttore de “Il cacciatore italiano”, Marco Ramanzini.
La caccia al femminile è stata riconosciuta come piccola dal punto di vista percentuale, ma pur sempre importante. Come è emerso nelle due giornate, sempre più cacciatrici si avvicinano all’arte del recupero, delle mostre e delle prove, inizialmente in punta di piedi, ma sempre capaci di lasciare il segno. La cinofilia rappresenta uno di questi settori, e anche qui la figura femminile rende più accettate di fronte all’occhio della società certe attività che impiegano il cane sui selvatici. Elisa Picci, nel suo più ampio contributo alla tavola rotonda, dato anche ripercorrendo le vicende che hanno portato agli inizi degli anni 2000 alla nascita del gruppo delle Federcacciatrici Fiorentine, di cui è stata presidente, e le sue esperienze all’interno delle scuole, ha avanzato una richiesta precisa: “Fino ad ora siamo state la ‘bella immagine’ della caccia. Ed è giusto sia così se serve ad alzare il livello di accettazione della pratica venatoria.
Ma occorre fare un passo avanti. Alla Federcaccia, la mia associazione, chiedo un riconoscimento a livello nazionale per le cacciatrici. Una commissione nazionale ad esempio, dove avere la possibilità di esprimerci e coordinarci. La nostra non è una smania di potere ma la voglia di rappresentare una parte attiva nel mondo della caccia, di dare un contributo alla disciplina venatoria in tutti i settori in cui questa trova manifestazione. Il tempo è maturo per uno sguardo al femminile con umiltà, passione e sensibilità“. I partecipanti hanno potuto assistere alla proiezione di un bellissimo filmato realizzato da Silvano De Marco con immagini dell’ambiente del Trentino e dei suoi selvatici. La riunione è stata anche l’occasione per consegnare i premi di due concorsi promossi dall’Associazione delle cacciatrici.