E’ proseguita, purtroppo, anche questa notte la strage di ungulati sulle strade trentine. Sono stati almeno cinque gli incidenti che hanno visto macchine investire cervi e caprioli. Fortunatamente tra gli automobilisti non ci sono stati feriti gravi. Una strage di animali che, secondo gli ultimi dati ha visto nei soli primi 4 mesi del 2022 oltre 300 gli investimenti di animali selvatici avvenuti sulle strade trentine. Soprattutto cervi e caprioli, ma non sono mancati cinghiali, lupi e altri mammiferi più piccoli come volpi, tassi, scoiattoli, lepri e faine. A metà maggio ad essere investito e abbandonato poi ferito è stato anche un orsetto in bassa Val di Non, sulla statale 43 tra le località Cressino e il maso Sant’Angelo.
Da tempo sono diverse le associazioni ambientaliste e anche una parte della politica che chiedono alla Provincia di intraprendere delle azioni concrete per arginare questo fenomeno. Troppo pochi sul territorio, spiegano le associazioni, i corridoi faunistici che consentirebbero agli animali di attraversare le strade in sicurezza evitando gli incidenti secondo un rapporto del Servizio gestione strade della Provincia di Trento (che risale al 2009) quasi il 95% degli investimenti di ungulati avviene nel 30% della rete stradale, pertanto le soluzioni potrebbero essere concentrate nelle zone più pericolose.
In passato, a cavallo del 2000 si era cercato anche di utilizzare la tecnologia ed erano stati installati speciali catadiottri “antifauna”, in pratica dei dissuasori ottici che, attivandosi con i fanali delle auto, riflettevano la luce di modo che gli animali selvatici fossero indotti a fermarsi e attraversare la carreggiata dopo il passaggio dei veicoli. C’era poi il “progetto Margine”, sviluppato da un gruppo di ricerca dell’Università di Trento, propone la sensoristica come soluzione agli incidenti causati dall’attraversamento improvviso di animali. In pratica dei sensori permettevano di inviare dei segnali luminosi agli automobilisti in caso di presenza di animali che si avvicinavano alla strada. Dalla sperimentazione, avvenuta nel 2016-2017, non si è più passati all’applicazione (Il Dolomiti).