Da tempo Federcaccia sta interessando parlamentari e amministratori delle varie Regioni affinché sia possibile coniugare l’esercizio di una forma di caccia tradizionale con la dovuta attenzione e sostenibilità alle dinamiche della specie. In questi giorni il senatore della Lega Francesco Bruzzone è intervenuto sul tema del mantenimento del prelievo della tortora selvatica con una interrogazione rivolta al Ministro della transizione ecologica chiedendo di conoscere il quadro complessivo presentato dall’Italia alla Commissione europea in relazione alla caccia alla tortora nella prossima stagione; se il Ministro non ritenga di dover coinvolgere le Regioni e i diversi portatori d’interesse per trovare la soluzione più corretta al problema; per quale motivo l’Italia non abbia ancora dato seguito all’approvazione del piano nazionale di gestione della tortora – rinunciando così a miglioramenti ambientali favorevoli alla specie – e se, infine, non ritenga che questa posizione possa essere ricondotta a “scelte politiche antivenatorie”.
Sull’atteggiamento del Governo infatti, il Sen. Bruzzone ha sottolineato con molta chiarezza come “sembrerebbe in atto, da parte del Ministero, un tentativo di presentare appositamente un quadro erroneamente negativo alla Commissione europea, al fine di far rigettare la possibilità di caccia alla specie per il nostro Paese, al contrario di quanto stanno facendo gli altri Stati UE”. “Ringraziamo il Senatore Bruzzone per la sua attenzione e l’impegno che mette sempre nelle questioni venatorie e ambientali del Paese – ha commentato il Presidente nazionale di Federcaccia Massimo Buconi – e confidiamo di poter trovare riscontro di analoga attenzione anche negli altri parlamentari che ci hanno dato disponibilità all’interlocuzione. Attendiamo adesso di conoscere la posizione del MITE su una questione che dovrebbe essere approcciata in maniera tecnico scientifica e che pare invece ancora una volta seguire logiche prevalentemente ideologiche”. Questo il testo completo dell’Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-02632.
Premesso che:
la tortora selvatica, Streptopelia turtur, è specie cacciabile in Italia ai sensi della legge n. 157 del 1992 e della direttiva 147/2009/CE, denominata “Uccelli”;
la Commissione europea ha approvato per questa specie un piano d’azione internazionale nel 2018, nella seduta del comitato NADEG, in cui lo Stato italiano, nelle persone dei rappresentanti del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha espresso il suo accordo, con la premessa, condivisa anche da altri Stati europei, di non accettare la parte del piano contenente la proposta di moratoria sulla caccia avanzata dalla Commissione;
successivamente, la Commissione ha predisposto il piano di gestione adattativa del prelievo della tortora in UE, attraverso un contratto professionale con un gruppo di lavoro scientifico; nel mese di maggio 2021 si sono conclusi gli incontri tecnici con istituzioni e portatori d’interesse, ed è stato stabilito che per l’areale che interessa l’Italia (ad eccezione di Liguria e Piemonte) la caccia può continuare nell’anno 2021, se si riduce il prelievo del 50 per cento rispetto ai dati degli anni precedenti;
a questo scopo la Commissione ha inviato un questionario agli Stati membri, in cui si devono descrivere le condizioni per assicurare la riduzione del prelievo e le azioni per garantirne il rispetto. Dagli incontri, a cui hanno preso parte anche i tecnici del Ministero della transizione ecologica, sembrerebbe che sia emerso un quadro negativo delle Regioni italiane, mettendo in dubbio la loro capacità di attuare quanto richiesto dalla Commissione e aggiungendo argomenti al di fuori della materia trattata;
le Regioni, come anche i gruppi di interesse, non sono state direttamente coinvolte ai fini della pianificazione della strategia per attuare la riduzione del prelievo, ma è stato semplicemente inviato loro un questionario, chiedendo di compilare alcuni campi, senza consentire alcun confronto per adempiere a quanto richiesto dalla Commissione e mantenere quindi la caccia alla specie con il carniere ridotto;
sembrerebbe in atto, da parte del Ministero, un tentativo di presentare appositamente un quadro erroneamente negativo alla Commissione europea, al fine di far rigettare la possibilità di caccia alla specie per il nostro Paese, al contrario di quanto stanno facendo gli altri Stati UE, in cui la specie è cacciabile, che hanno difeso e stanno difendendo la caccia alla tortora nel loro territorio (Grecia, Bulgaria, Austria, Malta, Cipro, Romania);
l’Italia è l’unico Paese dell’Unione europea in cui esiste un limite di carniere stagionale, e in cui la caccia all’inizio di settembre è consentita per un numero variabile fra una e 3 giornate; è quindi sufficiente agire su questi parametri per adempiere alla richiesta della Commissione, cioè ridurre da 20 a 10 il numero di capi abbattibili per cacciatore all’anno, e ridurre a 2-3 mezze giornate la caccia all’inizio di settembre,
si chiede di sapere:
– quale sia il quadro complessivo presentato alla Commissione europea in relazione alla caccia alla tortora nella stagione 2021-2022;
– se il Ministro in indirizzo non ritenga di dover coinvolgere al più presto le Regioni e i portatori d’interesse per trovare la soluzione più corretta per adempiere alla richiesta di riduzione del prelievo da parte della Commissione europea;
– quali siano ragioni per le quali l’Italia non ha ancora dato seguito all’approvazione del piano nazionale di gestione della tortora, rinunciando in questo modo allo strumento per i miglioramenti ambientali favorevoli alla specie, e se non ritenga che tale posizione possa essere riconducibile a scelte politiche antivenatorie (Fonte: Federcaccia).