Veterinaria – Speciale Cani da Caccia: Torna la Rabbia in Italia, ecco cosa sapere.
Con Circolare n. 36 del 10/9/93 il Ministero raccomanda la vaccinazione preventiva a categorie professionalmente esposte a rischio specifico quali: veterinari, laboratoristi, guardiacaccia, boscaioli, naturalisti, speleologi, addetti alla cura di animali, e comunque alle persone che per la loro attività possano facilmente venire in contatto o con animali potenzialmente infetti o con il virus della rabbia.
La vaccinazione pre-esposizione, anche se non elimina l’ urgenza del trattamento profilattico dopo esposizione al virus rabbico, l’agevola, rendendo superflua la somministrazione di immunoglobuline e riducendo la dose vaccinale necessaria.
La Regione Veneto ha inviato, alcune settimane fa, una nota ai Servizi Igiene e Sanità Pubblica delle A.S.L. del Veneto con preghiera di diffondere ai Medici di Medicina Generale, PLS e continuità assistenziale l’informazione sull’epidemia in atto raccomandando di promuovere e facilitare l’accesso alla vaccinazione delle categorie a rischio attraverso la collaborazione dei servizi vaccinali dei SISP con gli SPISAL ed i servizi veterinari. E’ inoltre fondamentale promuovere l’informazione ai cittadini e a coloro che anche per ragioni di lavoro si recano in aree a rischio affinché evitino il contatto con animali randagi o selvatici. A tal fine, anche in Trentino Alto Adige l’Associazione dei Cacciatori Trentini in collaborazione con l’Ente Italiano per la Cinofilia lo scorso 13 gennaio ha organizzato un convegno dedicato all’argomento. Cacciatori, cinofili e possessori di animali domestici sono stati messi a conoscenza delle procedure antirabbiche da attuare sui propri cani, tramite il servizio nazionale sanitario e i veterinari privati.
Ma analizziamo nello specifico, anche noi questa temibile patologia: la rabbia è malattia febbrile acuta di origine virale, con manifestazioni a carico del Sistema Nervoso Centrale rapidamente progressive e con un tasso di letalità del 100%, causata dal virus della rabbia (genere Lyssavirus, famiglia Rhabdoviridae). Già prima della comparsa dei sintomi esso è presente nella saliva dell’animale infetto e si può trasmettere all’uomo attraverso la morsicatura, la leccatura di pelle non integra o attraverso il contatto con le mucose. Esclusivamente i mammiferi possono infettarsi e sviluppare la rabbia . Uccelli, pesci, rettili non si ammalano.
Nel nostro continente l’animale più contagiato risulta essere la volpe rossa e, in misura molto minore, altri animali selvatici (procioni, lupi, mustelidi, erbivori selvatici, pipistrelli, ecc.) e domestici (cani, gatti, furetti, bovini, ecc.). Occorre considerare che le specie animali maggiormente colpite da rabbia variano anche in funzione del territorio interessato.
Ma quali sono i sintomi che ci consentono di riconoscere un animale infetto?
Un animale con la rabbia presenta mutamenti nel comportamento: l’animale selvatico perde la sua naturale diffidenza verso l’uomo, mentre gli animali normalmente mansueti esibiscono un’ingiustificata aggressività. Si possono osservare anche difficoltà nei movimenti, paralisi e infine morte. Tuttavia, va sottolineato che un animale che contrae l’infezione può manifestare i sintomi a distanza di settimane o mesi. Per questo motivo, non sempre si può risalire all’esatto momento dell’infezione.
Al fine di evitare il contagio e limitare la diffusione di questa patologia è bene evitare qualsiasi contatto con gli animali selvatici e con qualunque animale sconosciuto, anche se si mostra socievole.
Non adottare animali selvatici come animali da compagnia. Se un animale selvatico si comporta in modo strano, va segnalato ai veterinari delle Aziende sanitarie, alla polizia municipale o alla guardia forestale.
Gli animali domestici devono essere vaccinati (nelle zone a rischio la vaccinazione è obbligatoria per i cani, consigliabile per gatti e furetti) ed è meglio segnalare al veterinario ogni comportamento anomalo o inusuale osservato negli animali da compagnia.
Non esiste una cura per la rabbia, ma molto può essere fatto per prevenirla. Per cui si raccomanda di non condurre nei boschi o fuori dai centri abitati gli animali domestici, anche se vaccinati. Il movimento di animali domestici e uomini nell’habitat silvestre può spingere gli animali infetti a muoversi verso nuove aree e questo facilita la diffusione della malattia.
Infine sperando che non vi troviate mai ad affrontare una situazione di questo tipo, concludo dicendovi che qualora veniste morsicati da un animale rabido dovete: lavare subito la ferita con abbondante acqua e sapone per almeno 15 minuti: al fine di ridurre la diffusione del virus. Il virus, infatti, si diffonde dal punto di penetrazione, dopo moltiplicazione nel tessuto muscolare circostante, lungo i nervi sensitivi, fino al sistema nervoso centrale dove provoca lesioni degenerative.
Raggiungere rapidamente il pronto soccorso per le cure del caso e spiegare come si è verificata la morsicatura. Il medico, se necessario, somministrerà il trattamento vaccinale antirabbico post-esposizione.
Qualora invece fosse morso un animale domestico è importante rivolgersi al proprio veterinario di fiducia per le necessarie cure e misure cautelative (l’animale può essere sottoposto a una sorveglianza per 10 giorni).