Titolare di 3 supermercati resta senza porto d’armi per non aver pagato le tasse e per delle violazioni igieniche all’interno di uno dei suoi esercizi commerciali. E’ questa la storia che arriva da Orta di Atella dove un uomo, titolare di un supermercato nella città atellana ma anche a Sant’Arpino e a Santa Maria a Vico, si è ritrovato senza porto d’armi dopo la decisione della Prefettura di Caserta di respingere la sua richiesta di rinnovo nonostante l’uomo dovesse ritirare il danaro contante incassato nelle diverse sedi operative, onde custodirli fino al materiale deposito presso gli Istituti di Credito.
Il commerciante aveva detto che l’arma gli serviva per difesa personale ma la Prefettura ha evidenziato che “il richiedente è gravato da alcuni precedenti penali (due decreti penali di condanna che riguardavano rispettivamente il mancato versamento dei contributi previdenziali e la violazione delle norme igieniche all’interno di un esercizio commerciale)”. Anche il tribunale amministrativo regionale della Campania ha dato ragione alla Prefettura perché “la licenza di porto di pistola per difesa personale ha carattere eccezionale, costituendo principio generale dell’ordinamento quello per cui l’autotutela può essere consentita soltanto nei casi di estrema necessità, qualora ogni altra via sia preclusa”.
Perché secondo il giudice “la protezione dell’incolumità dei cittadini è demandata alle forze dell’ordine, e non essendo a tal fine sufficiente la buona condotta dell’istante o l’assenza in capo al medesimo di condanne o condotte che ne inficino l’affidabilità, ma presupponendosi la dimostrata ed attuale sussistenza di una eccezionale esigenza di difesa personale.
Tale prova grava dunque, sul privato che richiede il porto d’armi, che ogni volta che insta per il rinnovo deve dimostrare l’attualità delle esigenze di difesa personale, non essendo sufficienti a tal fine la mera appartenenza ad una categoria professionale o lo svolgimento di una determinata attività economica o la presenza di rilevanti somme di denaro”. Con una lunga sentenza il presidente Maria Abbruzzese quindi rigetta la richiesta e condanna il ricorrente anche al pagamento di ben 1500 euro a favore della Prefettura di Caserta, che si è costituita in giudizio (Caserta News).