Il vitigno Teroldego, dalle antiche origini, è l’uva a bacca nera più importante nel Trentino. Qui sembra sia arrivato dalla Valpolicella, nel confinante Veneto, dove era noto col nome di Tirodola, chiamato così dal sistema di impianto con tutori denominati tirelle.
Altre interpretazioni, invece, gli attribuiscono una provenienza tirolese, per la quale il nome Teroldego deriverebbe da Tiroler Gold, letteralmente Oro del Tirolo in riferimento all’elevata vigoria del vitigno. Tuttavia, pare che la sua origine debba essere ricercata nel nome della località Teroldeghe, del comune di Mezzolombardo, dove il vino risulta menzionato in molti atti notarili fin dal 1480. Per la precisione in un atto di compravendita si cita un pagamento di “due brente” di vino Teroldego.
Dotato di un grappolo medio-grande, dalla forma allungata e piramidale, e di un acino di media grandezza, rotondo, con buccia di colore nero bluastro, spessa, e molto pruinosa, il Teroldego ha trovato il suo territorio d’elezione in un fazzoletto di terra pianeggiante circondato da alte pareti rocciose, meglio noto come Piana Rotaliana, e in particolare nei comuni di Mezzacorona, Mezzolombardo e San Michele all’Adige. Nonostante in tempi recenti la sua coltivazione si sia estesa anche in altre zone, questo vitigno sembra crescere e dare risultati eccellenti soltanto nella sua zona d’origine.
È proprio nella Piana Rotaliana, infatti, che vengono a crearsi delle condizioni pedoclimatiche uniche e ideali per il pieno sviluppo dei potenziali di quest’uva. Il fiume Noce ha portato con sé in questa piana detriti alluvionali composti da granito, porfido e calcare alpino. Qui i monti cadono a picco sui vigneti e il vento fresco, che proviene dalla vicina Valle di Non, crea un microclima davvero particolare, che mantiene le sostanze aromatiche delle uve nelle estati calde e secche.
Nel 1971 viene istituita la DOC Teroldego Rotaliano, il cui disciplinare di produzione prevede le tipologie Rosato, Rosso, Superiore e Superiore Riserva. Per tutte queste il vitigno va vinificato in purezza. Data la sua produttività elevata, il Teroldego richiede un controllo notevole e rigoroso da parte dei produttori se vogliono realizzare prodotti di qualità. I vini che si ottengono, sono alla vista di un color rubino carico con riflessi porpora. Dal calice parte una vera e propria esplosione di profumi che ricordano frutta matura come il mirtillo, la ciliegia e i frutti di bosco accompagnati da sentori di spezie dolci, pepe, cacao e note balsamiche di liquirizia, china e rabarbaro. Il sorso è caldo e abbraccia tutto il palato con struttura e intensità rese dinamiche dalla buona acidità. Il Teroldego può essere bevuto già giovane ed è adatto ad accompagnare piatti come lasagne al forno o tagliatelle al ragù. Se riusciamo a pazientare qualche anno e a lasciarlo in cantina, allora possiamo abbinarlo splendidamente alla carne alla griglia in generale e a qualche piatto di selvaggina.
Se ci si trova a Mezzocorona merita sicuramente una sosta la cantina De Vescovi Ulzbach, ospitata in una vecchia casa del 1600, restaurata in maniera suggestiva e affascinante. È qui che Giulio De Vescovi, discendente di una famiglia di coltivatori di viti da almeno 300 anni, ha voluto restituire valore a quest’uva attraverso un lavoro improntato all’alta qualità. Il suo Vigna Le Fron affina almeno 15 mesi in cemento e ceramica e regala un sorso raffinato ed equilibrato, che rimanda a profumi di geranio e sbuffi balsamici.
A Mezzolombardo troviamo una delle realtà storiche della zona, la Cantina Rotaliana, che opera da più di 80 anni come cooperativa sociale e riunisce un elevato numero di viticoltori della zona. Un percorso caratterizzato dal rispetto della tradizione, ma con uno sguardo puntato all’innovazione, che ha traghettato la cantina negli anni dalla commercializzazione di solo vino sfuso a un’offerta fatta di vini imbottigliati di qualità. Il loro Clesurae, le cui uve provengono da vigneti di 50 anni d’età, matura per 24 mesi in barriques di rovere francese prima di essere imbottigliato. Ne deriva un vino dalla struttura importante e dai tannini vellutati, con un finale lungo e speziato.
Rimanendo a Mezzolombardo ci si può spostare poi verso Foradori, cantina guidata con determinazione da Elisabetta, chiamata anche “la signora del Teroldego”. A partire dal 2002 le vigne sono coltivate secondo i dettami della biodinamica, mentre in cantina si prediligono vinificazioni senza l’utilizzo di lieviti selezionati e affinamenti in anfora. Il Morei Cilindrica resta ad esempio in anfore di terracotta cilindriche per addirittura 12 mesi e le sue uve provengono da una vigna i cui terreni sono fatti di sabbia e ciottoli portati dal fiume Noce, che donano al vino eleganza, equilibro e mineralità.
Infine, tornando a Mezzocorona, ultima tappa presso la cantina di Andrea Martinelli, un vero e proprio museo di storia enologica visto che le origini risalgono addirittura al 1400. Nel 1860 passa alla famiglia Martinelli che la conduce fino al 1985 quando cessa la produzione. È soltanto nel 2010 che Andrea Martinelli si trasferisce da Roma a Mezzocorona e ne riprende in mano le redini insieme al fratello Giulio. Il loro Single Barrel nasce dalle uve del loro vigneto migliore e viene fatto maturare in un’unica botte di rovere francese da 28 ettolitri per poco meno di un anno. Esprime a pieno le caratteristiche di un Teroldego giovane come sentori di frutti rossi e una beva fresca e piacevole.
Fate scorta di Teroldego e sperimentate la sua versatilità a tavola! Da provare per preparare un classico della cucina trentina come il risotto al Teroldego o per accompagnare i tortej di patate con i salumi del luogo, oppure ancora per affiancarlo a formaggi a pasta dura stagionati o piatti di selvaggina come la lepre e la beccaccia.