Il Tar delle Marche boccia l’impostazione regionale in materia di caccia ed accoglie il ricorso depositato dalle associazioni ambientaliste, sospendendo i prelievi di tortora selvatica e pavoncella, riducendo il carniere dell’allodola e proibendo l’uso dei richiami “vivi” per la caccia in deroga allo storno. L’attività venatoria è, da sempre, tema delicato e, solo ad ottobre, aveva fatto registrare scintille anche all’interno della giunta, con gli assessori Mirco Carloni (Caccia) e Stefano Aguzzi (Ambiente, e cacciatore nel tempo libero) sui due lati opposti del ring per le restrizioni introdotte sui prelievi allo storno.
Ora, il pronunciamento del Tar – non il primo e, con ogni probabilità, neanche l’ultimo – richiede una revisione dell’approccio alla materia, anche in vista dell’elaborazione del prossimo calendario venatorio. «Come tutti gli anni – fa sapere il titolare della delega Carloni –, inizieremo l’interlocutoria con l’Ispra e verranno valutate le varie istanze. I contenziosi amministrativi in tema di caccia ci sono sempre stati e riguardano tutte le Regioni. In alcune, addirittura, quest’anno la caccia è stata chiusa. Serve una gestione oculata e, con molti sforzi, è quello su cui, come assessorato competente, stiamo lavorando».
Intanto, esultano per il risultato raggiunto le associazioni ambientaliste Enpa, Lac, Lav, Lipu e Wwf, secondo cui le motivazioni della sentenza del Tar «mettono definitivamente la parola fine alla deriva filovenatoria della Regione Marche. I giudici amministrativi hanno infatti ampiamente motivato le ragioni sulla sospensione della caccia alla tortora selvatica ed alla pavoncella, sulla riduzione del carniere dell’allodola e sull’utilizzo dei richiami vivi nella caccia in deroga allo storno». Il tribunale amministrativo aveva già espresso a settembre, in forma cautelare, i propri convincimenti in merito alle numerose questioni sollevate dal ricorso delle associazioni ambientaliste delle Marche, rappresentate dall’avvocato Tommaso Rossi.
Nell’ultima sentenza, i giudici amministrativi hanno motivato le loro conclusioni, basandosi sulla documentazione tecnica e scientifica prodotta dalle associazioni, per contrastare le decisioni ritenute illegittime della Regione in materia di calendario venatorio e di caccia in deroga alla specie Storno. «Inattaccabili – proseguono gli ambientalisti – sono state le ragioni che hanno portato alla sospensione immediata della caccia alla tortora selvatica ed alla pavoncella, entrambe specie in drammatico declino in tutto il continente europeo a causa della caccia indiscriminata e della distruzione degli habitat. Allo stesso modo, è stata valutata la questione dei carnieri giornalieri dell’allodola, anch’essa specie decimata dalla perdita del proprio habitat e dalla caccia, che sono stati ridotti della metà come da tempo richiesto dall’Ispra e dalla comunità scientifica internazionale» (Corriere Adriatico).