Erano diversi decenni che il governo sudafricano non vietava la caccia ai leopardi nel corso dei safari che si svolgono nel paese del “continente nero”. Il mammifero è uno dei cinque che possono essere abbattuti insieme all’elefante, il leone, il bufalo e il rinoceronte (in questo caso si utilizza il termine “Big Five”, inteso come caccia grossa). Si tratta di uno dei trofei più gettonati dai turisti, ma nel corso della stagione 2016 il fucile non potrà essere puntato contro il felino. Come si spiega questa marcia indietro? Il South African National Biodiversity Institute, istituto che si occupa appunto della biodiversità, ha chiesto espressamente il divieto venatorio alle autorità locali visto che non si può quantificare con precisione il numero di leopardi presenti in Sudafrica.
Ogni anno il paese riesce a incassare oltre 6 miliardi di rand (circa 300 milioni di euro), ma la proibizione della caccia al mammifero comporterà il risarcimento dei turisti che avevano già provveduto ad acquistare le licenze necessarie. Le conclusioni dell’istituto riguardano le aree protette e i parchi nazionali, mentre non sono inclusi i terreni privati. Proprio questo dettaglio ha fatto insorgere la Professional Hunters Association, secondo cui il quadro illustrato è del tutto incompleto e fuorviante.
Quest’ultima associazione ha sottolineato come nelle zone private ci siano molti leopardi e i dati possono essere forniti con una certa semplicità. Il Sudafrica ha subito nel 2015 una delle peggiori siccità di sempre e secondo gli esperti questo fattore è stato positivo per i numeri relativi ai leopardi, dato che di solito i predatori tendono ad aumentare quando ci sono poche piogge. La Professional Hunters Association ha anche ricordato come costi più di 20mila dollari sparare a un mammifero del genere, quindi non è difficile immaginare quanto elevati siano i rimborsi di cui dovrà rendersi protagonista l’associazione.
Gran parte dei turisti che si recano in territorio sudafricano per questa caccia grossa sono di nazionalità americana. La caccia ai Big Five è diventata legale in questa parte del mondo a partire dagli anni Ottanta, cioè quando è stato “ripristinato” l’abbattimento del rinoceronte bianco. La stessa espressione, tra l’altro, viene utilizzata anche in altre nazioni africane, come ad esempio la Tanzania, il Kenya, il Botswana e lo Zimbabwe. La variante del Big Seven (“i grandi sette”) si riferisce al contrario ai cinque del Big Five oltre alla balena e allo squalo bianco: l’Addo Elephant National Park sudafricano ospita l’unico habitat naturale in cui sono presenti tutti contemporaneamente.