Mancano solo vassoio e posate. Per il resto la sponda del Piave all’altezza di Alano assomiglia a un ristorante self service. E i clienti in attesa – non invitati e non paganti – sono i famigerati cormorani. Tre anni di chiacchiere e buoni propositi, che non hanno risolto di una virgola la situazione, con l’aggravante che più passa il tempo più questi uccelli ittiofagi si spostano a nord dopo avere decimato il pesce nel Feltrino. Le marmorate sono vietate da anni per i pescatori, ma la montagna di soldi buttati in rilasci non ha prodotto risultati, tant’è che il pesce nel corso d’acqua è sempre poco. Era il gennaio del 2018 quando proprio a Feltre ci fu una riunione promossa dal Bacino di pesca 10 alla quale presero parte i rappresentanti dei Bacini 9 e 12, la Federazione dei Bacini e la Mediapiave che accorpa i pescatori della provincia di Treviso.
La lettera alla Provincia in cui si auspicava un controllo sul numero di cormorani presenti, auspicando l’abbattimento di un certo numero di esemplari, è rimasta lettera morta. E così, l’uccello che non autoctono del Bellunese, prolifera indisturbato e l’immagine pubblicata sulla pagina facebook del bacino di pesca 10 è emblematica. «Si vuole tutelare il ripopolamento del Piave con la trota marmorata che è un animale autoctono», afferma il presidente del Bacino 10, Denis Zatta, «i pescatori hanno rinunciato a pescarla, ogni hanno c’è una spesa di 10 mila euro per immettere dai 30 ai 40 mila pezzi del fiume eppure ci ritroviamo con il corso d’acqua semivuoto di pesce. Mi chiedo dove stia la logica.
Da quanto si può sapere, l’Ispra (Istituto per la protezione e la ricerca ambientale) si è messa di traverso sul tema degli abbattimenti, la Provincia non se la sente di forzare la mano, dal ministero non arrivano indicazioni». Il concetto ribadito più volte è che anche il cormorano è una specie protetta, alla pari della trota marmorata: «È un gatto che si morde la coda. Ad avviso dei pescatori la marmorata deve avere la precedenza nella tutela rispetto ai cormorani. Non foss’altro perché la presenza dei cormorani è recente. Non è un uccello caratteristico delle nostre zone, come ad esempio l’airone, che comunque fa molti meno danni del cormorano». Durante le freghe autunnali, quando le trote cercano i bassi fondali per deporre le uova è uno sterminio: «Fortunatamente», aggiunge Zatta, «con i nostri volontari abbiamo fatto qualche bel recupero.
In più abbiamo i cacciatori che vanno a caccia di selvaggina, ma intanto ci danno una mano disturbando i cormorani. Visto che non li possono abbattere, almeno. La battaglia resta comunque impari. Dispiace perché senza il sostegno e le prese di posizione delle istituzioni la situazione è solo destinata a peggiorare. Tra l’altro cominciando a scarseggiare le prese nella nostra zona i cormorani stanno sempre più risalendo il corso del Piave facendo danni anche in altri bacini». Domenica prossima si svolgerà in modalità online l’assemblea annuale del Bacino 10 e sicuramente, tra i vari temi sul tappeto, i pescatori torneranno ancora sulla questione cormorani. Per il momento ancora irrisolta (Corriere delle Alpi).