La Caccia paga lo scotto a causa di idioti bracconieri. Il M5S Lombardia ha depositato ieri (7 novembre n.d.r.) una mozione urgente, chiedendone la trattazione nel Consiglio regionale durante la riunione odierna, contenente una proposta per contrastare il bracconaggio, anche attraverso “la sospensione dell’esercizio dell’attività venatoria nelle aree ricadenti nei comuni della Val Trompia, Val Camonica e Val Sabbia, in provincia di Brescia”.
Per Giampietro Maccabiani, consigliere regionale del M5S Lombardia: “Nelle valli bresciane il bracconaggio ha passato ogni limite. L’uccisione di un rarissimo esemplare di Ibis eremita è solo la punta dell’iceberg. Il NOA (Nucleo Operativo Antibracconaggio) della forestale ha denunciato in un mese quasi un centinaio di illeciti commessi in buona parte da titolari di licenza di caccia, in un’uccelleria di Sarezzo sono stati trovati 750 uccelli vivi, prevalentemente allodole ma anche frosoni, peppole e fringuelli, senza anello di identificazione e due cacciatori rispettivamente sono stati trovati con 100 e 250 pettirossi.
E’ ora di finirla: Regione Lombardia ha il dovere di prendere provvedimenti seri e tempestivi per limitare il più possibile i fenomeni del bracconaggio e per tutelare l’avifauna. C’è il rischio concreto di incorrere nell’apertura di infrazioni europee a carico di tutti i cittadini”.
“Proprio per questo – continua Maccabiani – chiediamo lo stop della caccia in Val Trompia, Valle Camonica e Val Sabbia, l’individuazione di zone di protezione lungo le rotte di migrazione dell’avifauna nel territorio della provincia di Brescia e più uomini e mezzi del Corpo Forestale dello Stato nella provincia. Il nostro non è un no alla caccia, è un no al bracconaggio, ma è ora di prendere provvedimenti anche severi. Ai cacciatori e alle associazioni venatorie che rispettano le regole e che primi fra tutti pagano il bracconaggio, va il nostro invito a reagire, a collaborare con le forze dell’ordine per eliminare questo fenomeno criminale dalle loro file. Uccidere indiscriminatamente specie protette non è caccia, è un danno all’ambiente irreparabile e, di conseguenza, a tutta la collettività e alle generazioni future”.