Dopo le ultime prove di canne rigate di varia caratura la proposta di valutare in poligono una carabina ad aria compressa ci ha lasciati per un momento sconcertati: abbiamo abbandonato tale formula di tiro in esterno quando ancora ci si aggirava senza tema di reprimende per la campagna con la prima Haenel anteguerra o con la successiva Diana 35, acquistata usata. Si fa in fretta a considerare quanti anni sono trascorsi: più di sessanta. In poligono siamo passati dall’arma lunga alle varie discipline di pistola snobbando sempre l’aria compressa con cui raccattavamo usualmente pochi punti. Molto meglio la PS o ancor di più la PGC: il nostro modo di tirare un po’ al volo trovava vantaggio nella maggior velocità del proiettile. Insomma l’aria compressa è stata un bel capitolo giovanile e nulla di più quindi la proposta di provare una delle realtà odierne ci ha trovati curiosi e consenzienti.
Nella Beretta Holding non manca certo un marchio molto ben affermato: parliamo della Stoeger statunitense che oltre Atlantico è diffusissima, grazie alle ampie possibilità di impiego, alla burocrazia pressoché inesistente per tali armi, al concetto per cui è bene che i giovanissimi imparino quanto prima a maneggiarle con sicurezza e cognizioni tecniche. Un po’ diversa la storia qui da noi dove un prodotto simile deve sottostare alle stesse regole burocratiche di un fucile da elefanti. Tuttavia un certo spazio di impiego e quindi di divertimento sussiste e merita davvero seguirlo.
Com’è fatta la XM1
Leggiamo innanzitutto le parole con cui l’azienda presenta il suo prodotto: “esclusivo, sensuale, provocatorio e inconfondibilmente italiano. In effetti ogni realizzazione Stoeger Airguns è interamente pensata e disegnata in Italia: l’azienda poi si è sempre distinta come creatrice di fucili dinamici e senza paragoni”. Così la nuova Stoeger XM1 con le sue linee decise e futuristiche induce sensazioni sportive, eleganti e innovative.
In definitiva i fucili ad aria compressa di Stoeger sono depositari di questa miscellanea di prerogative: disegno affascinante (mica per niente è italiano), eccellente funzionalità nel tiro, stile innovativo, fondatezza tecnologica e qualità in senso lato. La descrizione prosegue sottolineando il disegno delle superfici e delle masse finalizzato a un’estetica aggiornatissima e soprattutto a un’ergonomia, frutto di accurati studi anatomici del gruppo chiamato Human Tech Design, da cui discende una sicurezza di impiego a tutta prova con superfici di presa a diverso gradiente di grippabilità e morbidezza: vengono definite Hexacell e Thridionrispettivamente quelle su cui si esercita una pressione maggiore e le altre su cui si agisce con più delicatezza. Ovvio che un’arma che si impugni con naturale fermezza sia il prodromo di un uso scevro da rischi di ogni genere.
Diamo subito il nostro responso positivo: un tempo, alle prime uscite di qualche fucile dalle linee staccate dalla tradizione, lo definivamo alla Flash Gordon con un certo distacco ideale. Oggi il concetto è passato anche nella nostra mente tarda e pigra e non possiamo che approvare queste nuove linee del tutto funzionali e con una spiccata personalità. Proseguendo nell’esame diamo conto di come il fucile si imbracci con naturalezza nelle diverse posture di tiro: in piedi, in ginocchio o sugli appoggi di un bancone di poligono come su altri sostegni improvvisati per l’impiego di campagna.
L’adattabilità di alcune componenti alla struttura fisica del tiratore sono un bel vantaggio: vediamo così due misure nell’impugnatura a pistola, due diversi spessori da inserire sotto al calciolo, due dorsalini a diversa elevazione per il tiro con tacca e mirino oppure con l’ottica.
La meccanica
Viene subito all’occhio la sottile canna in acciaio inserita in un fodero in metallo pressofuso: almeno così ci sembra dalla rugosità e dall’ipotetica linea di giunzione longitudinale lasciata dalla conchiglia. Sotto alla canna è montato il tubo serbatoio dell’aria compressa, dotato del foro dove inserire la valvola collegata alla pompa manuale, fornita con l’arma, applicabile anche a una bombola da sub che sveltisce di molto le operazioni.
Un manometro garantisce il massimo livello di carica e segnala quando si giunge alla soglia minima per il regolare funzionamento con la residua dose di propellente. Un altro particolare molto essenziale per il divertimento è il caricatore: da qualche tempo anche le armi ad aria compressa ne sono dotate e il piccolo scatolo va maneggiato con cura inserendo i pallini nel verso giusto, cioè rovesciati. Un esercizio di pazienza e manualità presto ripagato dal poter effettuare ben nove colpi in rapida successione grazie al sistema a otturatore girevole scorrevole, nel più pretto stile delle carabine con cartuccia a polvere.
Il caricatore va inserito trasversalmente contro la culatta della canna, in un apposito vano da cui si deve preventivamente togliere lo zoccolino che favorisce l’inserimento manuale di ogni pallino se si sceglie tale procedura. Proprio questo minuscolo otturatore cattura l’attenzione: composto da una barretta cilindrica in acciaio cromato, a scorrimento nella parte posteriore del castello, porta inserito il piccolo manubrio con la nocca inclinata e appiattita in materiale sintetico con la superficie Thridion quindi prevista per un impiego delicato.
La messa a punto nel poligono di Carrù
Con la carabina ci è stato fornito un cannocchiale 4×32, sempre a marchio Stoeger, che abbiamo prontamente montato sulla slitta ricavata nelle due parti del castello. Siamo curiosi e, dopo aver inserito i pallini nel caricatore posizionandolo come da istruzioni, vediamo come il cilindro dell’otturatore, di sezione leggermente inferiore al calibro di 4,5 mm (.177”) venga facilmente manovrato con la nocca piatta, sia in arretramento, che in avanzamento quando la testa del cilindretto spinge il pallino in camera, occludendola poi con facilità grazie proprio all’inclinazione della nocca. Ad ogni colpo uno scatto interno al caricatore fa ruotare il tamburo porta colpi presentando un nuovo pallino al caricamento. Così naturalmente fino a esaurimento della disponibilità. L’alternativa è quella di lasciare in loco lo zoccolino dotato di un incavo longitudinale utile alla giusta postura del pallino, e poi chiudere direttamente l’otturatore.
Nel poligono di Carrù, sezione per il tiro di pistola con possibilità di utilizzare la base di 40 metri, abbiamo rapidamente messo a punto l’ottica e preso confidenza con lo scatto: anche il grilletto Pro Adaptative Trigger presenta la maggior possibilità di regolazione nella sua categoria con notevole escursione in lunghezza e adattamento del peso di sgancio. Nella situazione provata il peso intorno agli 800 g comprende un sistema di sgancio roll-over molto adatto al tiro che definiamo improvvisato con cui la Stoger XM1 assicura un bel divertimento. All’apice dell’asta sottocanna, posta a lato, troviamo una slitta tipo Picatinny adatta a reggere alcuni caricatori di riserva: è così utile poter impiegare il giusto tempo a riempirli dedicandosi poi al tiro senza ulteriori fermate.
Un gioco divertente
Oltre alle prove di tiro a 40 metri abbiamo condotto diversi tiri alla distanza, decisamente inusuale per tale tipologia d’arma, a 100 metri. Sulla prima base abbiamo verificato la precisione adeguata e che ci si attende da un fucile di tale fatta, mentre sulla seconda avremmo dovuto disporre di altri bersagli per avere un miglior controllo della caduta del pallino e agire di conseguenza: comunque con un po’ di mestiere qualche foro nella carta siamo riusciti a concluderlo, senza pretese di rosata.
La cosa però ci ha indotti a soffermarci con il proprietario dell’impianto, l’amico Giorgio Rosso (347 96 92 677), molto interessato alla Stoeger perché ha in animo di ricavare in un impiantamento di nocciole a fianco delle linee di tiro a 100/200/300 metri anche un percorso di caccia proprio per questa tipologia di fucili ad aria compressa a piena potenza.
Giusto per fissare un numero i pallini qui raggiungono i 320 m/sec e non è davvero poco. Ogni tanto, così per far riposare la spalla, le orecchie, il portafoglio e la tanta attenzione per stringere le rosate magari di calibri riottosi, un giro al Tiro di Campagna o Field Target come lo chiamano Oltre Manica, si rivela un gioco appassionante e divertente specie se ci si mette in competizione fra un gruppetto di amici affiatati.
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