Una bella caccia alle starne resta ancora ai vertici delle preferenze dei veri cinofili. A un patto, anzi due: che le starne siano di quelle buone, anzi ottime (leggasi “vere”, ossia selvatiche dalla prima all’ultima), e che i luoghi siano meravigliosi.
Un paesaggio agreste dove il tempo sembra essersi fermato a cento anni fa.
Per luoghi meravigliosi non intendiamo provvisti «solo» del requisito fondamentale, ossia che le starne ci siano in abbondanza e che esse siano tutte e rigorosamente autoctone, ma che assomiglino un po’ ai luoghi mitici che tutti noi abbiamo in testa quando parliamo di starne: dolci pendii che si perdono a vista d’occhio, spianate e risalite coperte di stoppie e grani tagliati, vigne abbandonate (e non), incolti, orti, corsi d’acqua.
Intendiamoci: qui entrano in azione i gusti di ognuno. A chi scrive ad esempio non piacciono troppo quei territori di starne fatti di sterminate pianure, bietole su bietole, in cui l’occhio si perde, tutte uguali dalla prima all’ultima, per cui il primo colpo assomiglia all’ultimo, si riesce sempre a vedere la rimessa e non resta niente affidato al mistero. Chi scrive preferisce vedere scomparire il branco appena alzato dietro alla collinetta poco di fronte, fare una piccola ascesa e tentare una nuova ricerca, cacciare insomma in un territorio più mosso. Ecco quindi l’identikit di uno dei luoghi più belli per la caccia alle starne che sia mai capitato di osservare a chi scrive: il Sud della Romania, la regione di Craiova. Una zona ancora abbastanza povera, in cui l’agricoltura è rimasta quella di un tempo, e di conseguenza è ancora possibile una caccia come un tempo. In cui attraversi i paesini di campagna e trovi mucche e maiali che camminano in mezzo alle case, i pastori che seguono a dorso di mulo le pecore al pascolo, in cui in poche parole l’ambiente è del tutto agreste. Quindi scarsissimo uso di macchine in agricoltura o di concimi chimici, e nessun cacciatore locale. E starne. La zona in questione – dintorni di Craiova – è stata esplorata negli ultimi due anni anche da Daniele Cecchetti di Adica, una dinamica agenzia romana che ha fatto già parlare di sé. Cecchetti prima che essere un tour operator è un cacciatore e, soprattutto, un cacciatore cinofilo. Alleva anche setter inglesi e passa buona parte del suo tempo a caccia. Spesso con i clienti, sovente anche con amici. Inutile dire che queste contrade della Romania, piene di starne come una volta in Italia (anzi meglio, perché posti da starne in questo modo in Italia ce ne sono pochi) lo hanno letteralmente catturato. «Credo che la distanza dalla capitale, circa tre ore di macchina, abbia in qualche modo preservato questa regione. Il turismo venatorio in passato si è concentrato nei dintorni di Bucarest, e per questo non sempre nei dintorni della capitale la gestione è risultata ottimale. Dalle parti di Craiova è tutta un’altra musica. L’agricoltura a carattere estremamente rurale fa il resto.
L’inesistenza di turismo venatorio italiano, ma anche di cacciatori locali ha lasciato intatto questo patrimonio, e facciamo di tutto perché resti intatto. Un piccolo prelievo per di più non concentrato non intacca minimamente la popolazione di branchi di starne esistente. La regione è vastissima e l’impatto minimo». La caccia alle starne è il piatto ghiotto di questa esperienza rumena, anche se negli stessi identici luoghi si possono incontrare quaglie (se si va nella prima parte della stagione, o addirittura se si vuole cacciare solo quaglie e allora si parte a metà settembre), lepri e fagiani. La caccia alle starne apre il 15 ottobre, quella alla lepre il primo di novembre. Ovviamente se si ha intenzione di misurarsi su una «mista» di assoluta qualità, occorre andare quando la stagione è più in là, così da poter cacciare (e portarsi a casa) la maggior varietà di selvaggina. Ovviamente sarà il cacciatore a decidere, e a comunicare alla guida e al responsabile locale (sempre italiano) che cosa intende fare: se vuole dedicarsi solo alle starne allora verranno battuti terreni più adatti alla starna (stoppie aperte, incolti non troppo folti), mentre se si vuole incontrare anche fagiani e lepri chiaramente si sarà dirottati altrove.
Il viaggio confortevole è fondamentale sia per i cacciatori che per gli ausiliari
La logistica, da un po’ di tempo per la Romania, è diventata estremamente favorevole, e lascia spazio di manovra sia a chi desidera andare con la propria macchina sia a chi vuole fare prima e servirsi dei voli. Partiamo dalla macchina. Dall’Italia verso le zone in cui organizza la caccia Daniele Cecchetti si impiegano circa 15-16 ore, prendendo come base di partenza un luogo dell’Italia centrale tipo Bologna. La strada è comoda, perché si percorre quasi tutta la ex Jugoslavia in autostrada (si supera Belgrado e si procede oltre per altri duecento chilometri), poi si piega verso l’interno e si fanno altre tre o quattro ore di macchina, costeggiando il Danubio ed entrando in Romania poco prima di Craiova. In pratica, partendo di buon mattino, si giunge alla sera per cena. Il tempo di sistemare i cani e prepararsi per la caccia del giorno dopo, una buona cena e a letto per riposarsi ed essere pronti per l’esordio venatorio. Stessa cosa al ritorno. L’altra opzione è l’aereo. Ultimamente sono state inaugurati molti voli, tutti interessantissimi. Grazie all’espansione dei traffici commerciali tra l’Italia e la Romania i collegamenti sono diventati giornalieri e, soprattutto, le partenze sono da quasi tutti gli scali italiani. Il più delle volte si cambia, ma questo per il viaggiatore conta davvero poco. Tra l’altro ormai le compagnie caricano sia i cani sia i fucili; ci sono differenze tra compagnia e compagnia sul numero dei cani ammessi, ma si tratta di un particolare che verrà chiarito dallo stesso Cecchetti una volta impostato il discorso finale sugli spostamenti. In ogni caso i prezzi sono, diciamo, popolari, e con poco si può far volare cacciatore e cane. Il vantaggio della macchina rispetto all’aereo è che si possono caricare diversi cani, ci si possono portare dietro più accessori generici e, se il viaggio è fatto in compagnia, può essere piacevole.
L’aereo è più veloce, permette di arrivare in poche ore, stanca di meno e anche per il rientro della selvaggina evita alcuni inconvenienti. Alle due opzioni, la Adica ne aggiunge una terza, che è quella di caricare i cani in un pulmino fornito e gestito dalla stessa agenzia così da poter effettuare il viaggio in aereo in piena tranquillità. Il prezzo del trasporto del cane dipende dal numero dei soggetti caricati, ma per fare una media diciamo che si aggira sui 250 euro a/r. Il dettaglio del programma con Adica prevede l’arrivo in serata del primo giorno, l’accoglienza in casa di caccia o hotel in regime di pensione completa, tre giorni di caccia alla selvaggina prescelta con pranzo al sacco, partenza la mattina del quinto giorno. L’assistenza è continua, con personale italiano specializzato, guida e interprete, trasporti locali con jeep o pulmino, eventuali trasferimenti da e per l’aeroporto. La quota di partecipazione è di 1.100 euro per gruppi con minimo quattro cacciatori, nei quali sono compresi i servizi descritti sopra, e dalla quale sono esclusi il viaggio fino alla Romania, l’eventuale affitto dei fucili (25 euro al giorno), le cartucce (10 euro a pacco), la selvaggina (starne 15 euro, fagiani 12 euro, lepri 35 euro, quaglie 0,40), il certificato veterinario per la selvaggina (50 euro a gruppo), la giornata di caccia supplementare (200 euro al giorno), le mance e gli extra personali. Per informazioni più dettagliate Daniele Cecchetti 333-7335528, oppure 06- 45422712, oppure www.adicacaccia.eu.
Testo di Pierfrancesco De Robertis