L’Associazione Nazionale Libera Caccia ha fatto sapere tramite un comunicato ufficiale la richiesta formale inoltrata al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio per fissare con urgenza la discussione dei propri ricorsi. Si tratta del passaggio immediatamente successivo all’impugnazione delle delibere del Consiglio dei Ministri con cui è stata anticipata la chiusura della stagione venatoria in diverse regioni italiane. Come sottolineato da Libera Caccia, il pronunciamento da parte del Tar è un’azione indispensabile, visto che è necessario chiarire una volta per tutte chi è titolare dei poteri e delle facoltà tra Stato e Regioni, senza dimenticare le linee di demarcazione tra queste competenze.
Soltanto dopo aver capito tali differenze, le stesse Regioni avranno la possibilità di predisporre i calendari della stagione venatoria 2016-2017, operazione da effettuare entro il prossimo 15 giugno. L’associazione si augura anche che il provvedimento possa essere adottato nel rispetto rigoroso delle norme internazionali: allo stesso tempo, però, non si deve rischiare ancora una volta che il Governo eserciti il potere sostitutivo come è accaduto lo scorso mese di gennaio, un comportamento che ha destato una serie infinita di polemiche.
Tra l’altro, quello che è piaciuto meno se si guarda all’esercizio del potere sostitutivo è stato il modo di scelta delle tempistiche, definite da Libera Caccia “lesive delle prerogative delle Regioni e quindi anche degli interessi dei cacciatori”. La richiesta della categoria è di avere la garanzia della certezza del diritto. Nell’istanza di prelievo, gli avvocati dell’associazione hanno ripercorso la storia legale di questa vicenda. Anzitutto, lo scorso 10 febbraio c’è stata l’udienza in camera di consiglio per la discussione congiunta della domanda cautelare di sospensione dei provvedimenti sostitutivi impugnati, nel corso della quale è stato disposto per la riunione dei ricorsi al merito.
Libera Caccia ha evidenziato soprattutto come il potere sostitutivo in parola venga reiterato di anno in anno con le stesse tempistiche e modalità, appunto lesive delle prerogative regionali. Come avvenuto esattamente un anno fa, la scelta del Consiglio dei Ministri ha causato non pochi problemi. Le specie per cui è stata chiesta la chiusura anticipata (20 gennaio invece che il 31, come inizialmente previsto) sono state il tordo bottaccio, la beccaccia e la cesena. Di fatto sono state commissariate sette regioni, vale a dire la Liguria, l’Umbria, la Lombardia, la Toscana, la Calabria, la Puglia e le Marche. Una sentenza incoraggiante è stata quella del Tribunale Amministrativo Regionale della Liguria che di fatto ha dato ragione ai ricorrenti e bocciato la soluzione del Consiglio dei Ministri.