Nel 1836 la Tipografia Minerva pubblicava il volume dal titolo “Saggio Di Topografia Statistico-Medica Della Provincia Di Brescia” che descrisse le vicende del colera in quel periodo della nostra provincia. L’autore, il dottor Guglielmo Menis decrive molti aspetti della nostra città, da un punto di vista soprattutto sanitario ma anche sociale, dedicando parecchio spazio alle abitudini dei bresciani a quel tempo. Un capitolo si intitola “ Divertimenti e spassi del popolo fuori della città. Un giorno d’autunno”. Ci sembra interessante riproporne un passaggio.
Chi volesse formarsi una giusta idea del carattere di questo popolo non avrebbe che a passar in Brescia un giorno di festa del mese di ottobre. Lo vedrebbe di buon mattino concorrere accalcato sulla piazza dei commestibili per far provvista di quanto deve servire a fargli passare allegramente la giornata, dando la preferenza agli uccelletti che in quantità talvolta strabocchevole vengono a quel tempo ivi posti in vendita, poiché sono generalmente i Bresciani oltremodo trasportati per un tal cibo” . Oltremodo trasportati…fa sorridere questa immagine suscitata in un medico che osservava da fuori una popolazione definita in un altro passaggio “… dal carattere franco e vivace caratterizzato da lealtà dei sentimenti, cordialità sincera e giuliva”. Ecco quando parliamo di tradizioni sia in questa nostra rubrica o in tante conversazioni non lo facciamo a vanvera ma perché riportiamo fedelmente una delle tradizioni che fanno parte della nostra terra.
Siamo convinti che non solo vadano salvaguardate ma che vadano anche adeguate all’Italia del 2022 poiché non possiamo pretendere di comportarci come nella Brescia descritta dal dottor Menis quasi 190 anni fa. Non possiamo quindi che plaudere all’iniziativa del consigliere regionale della Lega Floriano Massardi che presentato un progetto di legge che disciplina, con l’intento di tutelare, la cessione a titolo gratuito da parte dei cacciatori, di un certo numero di uccelli ai ristoranti e trattorie del nostro territorio.
La possibilità di utilizzare gli uccelli, appartenenti ovviamente a specie cacciabili, negli spiedi dei nostri ristoranti è stata vietata nel 2014 ed al tempo si calcolarono in circa 120 le attività danneggiate da questa scelta: se ipotizziamo 10 persone per attività, alcune delle quali di lunga tradizione familiare, furono tantissime le persone danneggiate, sacrificate sull’altare dell’animalismo militante. Quindi Massardi, supportato dal proprio partito visto che ha presentato l’iniziativa affiancato dal segretario provinciale della Lega Alberto Bertagna, non solo vuole provare a sostenere una tradizione ma anche a dare ossigeno ad un comparto, quello della ristorazione, provato dalla crisi causata dall’epidemia di Covid. Come dicevamo questa legge disciplina un regolamento regionale esistente che recepisce a sua volta un regolamento nazionale sulla commercializzazione della fauna selvatica. In sostanza un cacciatore può cedere gratuitamente fino ad un massimo di 150 uccelli regolarmente prelevati durante la stagione di caccia ad un ristorante che può poi impiegarli nella preparazione dello spiedo per dare quel tocco in più che rende questo piatto prelibato e ricercatissimo.
Ci vuole coraggio a fare proposte di questo genere in una società, la nostra, che pare avere perso memoria delle proprie radici e della propria storia. Ci vuole coraggio a sfidare alcuni animalisti, alle volte violenti non solo nelle parole ma anche nelle azioni, sul terreno della cultura e delle tradizioni. Ci vuole coraggio infine a contrapporsi a scelte calate dall’alto, in questo caso da Roma, che hanno però danneggiato la nostra economia e annientato le nostre tradizioni. Ma chi affronta questo tipo di iniziative, chi ha coraggio di esplicitare le proprie idee prendendo una posizione chiara a favore della caccia sa di non essere solo a Brescia.
Siamo una provincia enorme con una città capoluogo piuttosto piccola per numero di abitanti se paragonata al resto dei bresciani. Questo vuol dire che la maggior parte abita ancora le campagne le valli. Piccoli centri montani e minuscole frazioni di pianura o grandi cascine isolate. La cultura e la tradizione della caccia sono ancora radicate anche se i praticanti purtroppo diminuiscono ogni anno: modi di dire, abitudini alimentari come appunto lo spiedo di cui ogni famiglia custodisce la ricetta di una propria versione, ma anche figure note in ogni paese fanno si che sia ancora lontano il tempo in cui la caccia sarà estranea alla nostra bella Provincia. (Fonte FEDERCACCIA BRESCIA – CACCIAPENSIERI)