Riportiamo di seguito il pensiero dell’onorevole Barbara Mazzali, consigliere regionale della Lombardia, dopo la sospensione del prelievo venatorio del cinghiale nel Pavese: “Cari amici cacciatori, vorrei fare insieme a voi una riflessione sulla sospensione della caccia vagante e collettiva al cinghiale in provincia di Pavia, il territorio più a rischio di peste suina vista la vicinanza con i casi registrati in Piemonte e Liguria. Lo so, la prima reazione è quella di rabbia se pensiamo ai nostri amici pavesi. Però è necessario fermarsi e ragionare a mente libera, perché è il momento di concentrarci su un bene comune molto importante.
Pensiamo ai nostri allevatori, a chi lavora le carni, a chi produce salumi, a chi vive di questo. La peste suina rappresenta un disastro economico di larga portata, perché intacca un settore fondamentale come quello dell’export dei suini. In Lombardia è allevato il 53% di tutti i capi italiani: parliamo di 4,5 milioni di animali. Questo dà l’idea di quanto possa essere disastroso un possibile blocco delle esportazioni. Potevamo prevenire questa situazione? Certo, Regione Lombardia ci ha provato e ogni volta le nostre decisioni venivano contestate e impugnate a Roma, dove dilaga il potere animalista cieco e senza senso.
Basti pensare che abbiamo avuto Sergio Costa come ministro. Tutto questo ci ha portato a dove siamo oggi e per quanto abbiamo ragione a recriminare, non possiamo fare a meno di agire in relazione alla situazione odierna. Non possiamo quindi sottrarci dal riparare a errori non nostri con decisioni difficili. Da qui la sospensione di Pavia (e la stessa decisione è stata presa dall’Emilia Romagna per le province di Parma e Piacenza), per contrastare l’arrivo e la diffusione di questa malattia, che non è un pericolo per l’uomo ma è un disastro per l’economia dei nostri territori. Non dobbiamo neanche dimenticare che Regione Lombardia deve seguire anche le disposizioni europee. La Commissione Europea ha infatti reso note il 10 gennaio le sue decisioni per quanto riguarda quello che sta succedendo in Italia. Questo quello che ha detto: “L’Italia provvede affinché l’autorità competente di tale Stato membro istituisca immediatamente una zona infetta in relazione alla peste suina africana.
L’Italia provvede affinché non siano autorizzati i movimenti di partite di suini detenuti nelle aree elencate nell’allegato come zona infetta e dei relativi prodotti verso altri Stati membri e paesi terzi”. Il Pavese non rientra nelle aree infette fortunatamente, ma dobbiamo tutelare la zona perché, come avete letto, dove c’è la peste suina non vengono autorizzate le esportazioni. Dobbiamo fare di tutto per non arrivare a questo punto. Lo dobbiamo fare per il bene delle Lombardia, dell’economia, delle nostre aziende e dei nostri lavoratori. Questo comporta il sacrificio di parte della caccia, lo so. Ma è il momento di fare la cosa giusta, seppur con molto dispiacere”.