La caccia friulana sta vivendo un momento a dir poco complicato. Dopo l’annullamento del Piano Faunistico Regionale da parte del TAR, se ne parla di nuovo per un esposto presentato alla Procura di Udine. Come riferito da Il Messaggero Veneto, infatti, un aspirante cacciatore ha sollecitato l’inchiesta dopo che, lo scorso mese di aprile, gli è stata negata l’abilitazione all’attività venatoria insieme ad altre due persone.
Secondo la sua denuncia, le domande della commissione d’esame sarebbero state impossibili, tanto da far sorgere il sospetto che fossero state preparate appositamente per bocciare. Si tratterebbe quindi della volontà di incassare il maggior quantitativo di denaro prima di concedere le licenze. In effetti, ogni membro della seduta viene a costare 80 euro alle casse pubbliche e se ne riuniscono almeno 2-3 al mese ogni anno. La Procura dovrà quindi accertare se le bocciature sono forzate dalla volontà di riconvocare più volte la commissione.
Lo stesso aspirante cacciatore ha anche spiegato che per avere maggiori possibilità nel corso dell’esame orale è stato suggerito un percorso di studi alternativo con lezioni di tiro a piattello e ripetizioni private, il tutto senza ricevuta fiscale. La denuncia è molto grave e situazioni come quella appena descritta si sarebbero verificate molte volte. L’aspirante cacciatore ha deciso anche di portare con sé i documenti della sua preparazione e dello studio, per il momento rimane ancora in attesa di sostenere l’esame e ottenere l’agognata licenza.