FACE Europa riunisce a Bolzano ricercatori, tecnici faunistici, associazioni venatorie, cacciatori ed addetti ai lavori per un workshop internazionale sulla coturnice.
Si è trattato di un appuntamento di grande rilevanza quello svoltosi a Bolzano lo scorso 28 ottobre. Nella città altoatesina un nutrito gruppo di ricercatori internazionali si è riunito sotto l’egida di Face Europa – Federazione delle Associazioni Venatorie e di Conservazione della Fauna Selvatica dell’UE – per fare un primo punto sulla situazione della coturnice, uno dei selvatici cui la Commissione Europea ha rivolto la sua attenzione coinvolgendo scienziati, tecnici faunistici e cacciatori. Da qui l’interesse di Face per raccogliere attraverso le sue emanazioni nei diversi Paesi dell’Unione dati e informazioni su monitoraggi e piani di gestione attualmente in corso.
Subito accolta da Face Italia e dalla Federazione Italiana della Caccia attraverso l’Associazione Cacciatori Alto Adige, la richiesta di organizzare un primo workshop proprio nel nostro Paese, e più precisamente in Trentino Alto Adige, regione dalla quale, come ha sottolineato il rappresentante Face Cy Griffin, sono giunte alcune relazioni che lo hanno favorevolmente e profondamente impressionato per il ruolo di primo piano dei cacciatori nella gestione della specie soprattutto nell’attenta stesura e applicazione dei piani di prelievo.
Dopo i saluti introduttivi portati dal Vicepresidente Face Europa, Giovanni Bana, dal Presidente Nazionale Federcaccia, Gian Luca Dall’Olio, e da Luciano Scacchetti del direttivo ACAA, che si è occupata in modo impeccabile dell’organizzazione pratica del convegno, il dottor Cy Griffin ha dato il via ai lavori sottolineando l’importanza di questi incontri nell’ottica di fornire su questa e su altre specie un quadro quanto più esaustivo possibile sul quale la Commissione Europea possa basare le proprie scelte di politica ambientale faunistico venatoria.
Tutti di grande spessore tecnico scientifico i lavori e i relatori che li hanno presentati, così come il dibattito che ne è scaturito. A dare il via alle relazioni quella del dottor Ivano Artuso, che presentando la ricerca sulla coturnice e gli altri galliformi di montagna promossa dall’Uncza ha confermato subito il ruolo fondamentale dei cacciatori nella raccolta dei dati, sottolineando come in Italia sia piuttosto difficile la raccolta degli stessi.
Il dottor Vassili Bongiorno della Confederazione dei cacciatori Ellenici ha presentato i risultati degli studi sulla densità e sui trend della popolazione nella zona centrale della Grecia. A lui ha fatto seguito la presentazione dei risultati della ricerca portata avanti sullo stesso tema ma nel territorio delle Alpi francesi illustrata dalla dottoressa Ariane Bernard-Laurent, dell’ONCFS.
Grande interesse ha suscitato, anche per l’impiego di non comuni tecniche geo storiche di raccolta e confronto dei dati, la ricerca presentata dal dottor Domenico Fulgione dell’Università di Napoli Federico II, incentrata sull’impatto dell’abbandono dei tradizionali modelli agricolo pastorali sulle popolazione di coturnice nell’Appennino Meridionale. Ha concluso la sessione mattutina il dottor Roberto Rosà della fondazione Edmund Mach di Trento, che ha presentato i risultati di uno studio sugli effetti delle infestazioni parassitarie sulle dinamiche di popolazione nelle Alpi trentine.
La sessione pomeridiana si è aperta con la relazione del dottor Giorgio Carmignola dell’Ufficio Caccia e Pesca della Provincia Autonoma di Bolzano, che ha portato l’esperienza in ambito alpino dei cambiamenti climatici sulla presenza di coturnice. Il dottor Angelo Lasagna ha successivamente illustrato la situazione della specie in Valle d’Aosta, i metodi di censimento applicati per rilevare la consistenza della popolazione e i piani di prelievo applicati nella regione.
È stata poi la volta del dottor Alessandro Brugnoli, tecnico dell’Associazione Cacciatori Trentini, fare il punto della situazione in provincia di Trento, mettendo in luce in particolare come parte importante degli indirizzi di gestione da seguire per tutelare e aiutare una maggior presenza della coturnice sia il recupero degli habitat, un lavoro in cui le associazioni venatorie e tutti i cacciatori costituiscono un fattore fondamentale.
La gestione della specie in Bulgaria. illustrata da Dimitar Nanchev. È stata l’oggetto dell’ultima relazione in programma e anche in questo caso non si è mancato di sottolineare come qualsiasi intervento gestionale non possa avvenire senza il coinvolgimento del mondo venatorio.
Un breve intervento di Cy Griffin, che si è detto molto soddisfatto di questo primo workshop e dei risultati scaturiti, che saranno sottoposti alla Commissione Europea ha concluso questa importante esperienza, che ha già mostrato un rilevante motivo di riflessione per quanti sono chiamati a occuparsi di fauna e ambiente, ovvero che la differenza sostanziale per la presenza di popolazioni selvatiche in buona salute non è tanto quella riscontrabile fra aree protette e aree cacciabili, ma fra aree non gestite e aree gestite e che queste ultime non possono non prevedere una componente attiva del mondo venatorio.
Elemento comune a tutte le relazioni, l’evidenza dell’impatto negativo sulle popolazioni di coturnice dell’erosione degli ambienti ideali a causa dell’abbandono delle tradizionali pratiche agricole e di allevamento, soprattutto confrontandole con la situazione più favorevole mostrata dalle aree di Paesi come ad esempio Grecia e Bulgaria dove invece queste ancora sussistono.
Altro aspetto da sottolineare, il fatto che la gestione della coturnice effettuata sui due versanti dell’arco alpino prevede prelievi estremamente contenuti, percentualmente assai prudenti rispetto ai risultati dei censimenti. Un modo per mantenere alta l’attenzione sulla specie andando a incidere in maniera molto limitata con la caccia.
Un apprezzamento per l’impegno e il ruolo dei cacciatori che abbiamo ritrovato nelle parole del presidente della Provincia Luis Durnwalder, che la sera precedente ha voluto portare un saluto istituzionale ai convegnisti, sottolineando come sia sempre più spesso, contrariamente a quanto superficialmente si crede, l’interesse venatorio a consentire di tenere monitorate e in buona salute le specie selvatiche, cosa ancora più vera per quelle con uno stato di conservazione non ottimale. “Non è chiudendo la caccia a queste specie che se ne garantisce la ripresa – ha sottolineato il Presidente Durnwalder, anticipando e confermando di fatto una delle conclusioni sopra riportate – ma anzi, senza l’interesse dei cacciatori si condannano all’oblio nelle mani di individui privi di scupoli”.
Alla serata inaugurale erano presenti, fra gli altri, anche il Presidente ACAA Klaus Stocker, il direttore ACAA Heinrich Aukenthaler, il presidente dell’Associazione Cacciatori Trentini, Giampaolo Sassudelli, e il direttore Roberto Zamboni. Assai gradita la presenza del Presidente della Camera di Commercio di Bolzano – che ha ospitato i lavori – e ex parlamentare europeo Michl Ebner, oltre ai già citati Presidenti Gian Luca Dall’Olio e Giovanni Bana.
Quest’ultimo, nella sua veste anche di presidente della delegazione Italiana del Cic, ha approfittato dell’occasione per consegnare il premio deliberato dall’importante annuale consesso, durante la LVIII Assemblea Internazionale di St. Pietroburgo nel maggio 2011, agli autori del volume illustrato “Caccia nelle Alpi – Fauna Selvatica”, pubblicato dalla Casa Editrice Athesia di Bolzano, Ingeborg Lanthaler e Johann Waldner.
Federcaccia – FACE Europe