Caccia: Sisto Dati, vicepresidente di Libera Caccia, risponde a Buconi di Federcaccia.
“Il suo presidente nazionale deve essere troppo impegnato a godersi le ferie per accorgersi che è in atto, da parte dei soliti animalisti incompetenti,l’ennesimo attacco ai cacciatori colmo di pregiudizi e senza fondamenti tecnico scientifici.Il vicepresidente Buconi aveva avuto, una volta tanto, la possibilità di ribattere, purtroppo invece si è limitato a sparare banalità a buon mercato e discorsi buoni per tutte le stagioni senza uno straccio di proposte concrete. Anzi si è spinto a dire che l’aumento degli ungulati è frutto di cambiamenti climatici! Forse, troppo attento alla poltrona, ben remunerata, non si è accorto che il modello di gestione buono ventitre anni fa, quando caprioli e cinghiali erano specie da tutelare, oggi non è più applicabile. È bene sapere che nella mia regione, la Toscana, i piani di abbattimento, quando va bene incidono meno del 15% su una popolazione di ungulati che ha un aumento di oltre il 30-35% annuo. I cacciatori hanno fatto ciò che gli è stato richiesto rispettando ogni norma, regolamento e direttiva imposta. Adesso però la situazione è oggettivamente cambiata, le regole no. Abbiamo sempre le stesse normative e possibilità di oltre 20 anni fa. Nella vana speranza che cambi la legge nazionale dobbiamo mettere in campo proposte fattibili e non urlare alla luna. Personalmente lo sto facendo come sempre mettendoci la faccia e idee concrete.
Da cacciatore Doc del cinghiale mi sento di poter fare delle proposte per la soluzione del problema, sia dal punto di vista pratico che da quello regolamentare.
Ci sono tre modalità di intervento oggi possibili nelle varie regioni italiane:
1) la caccia in battuta al cinghiale durante la stagione venatoria
2) la caccia di selezione al cinghiale avviata in alcune province
3) le operazioni di controllo straordinario autorizzate dalle Province alla presenza di guardie venatorie
Il modello attualmente in vigore in Italia non è più al passo con i tempi, questo deve cambiare, non è più tollerabile che a pagare i danni degli ungulati siano solo gli Atc con i soldi di tutti i cacciatori togliendo risorse destinate a migliorare l’habitat per la riproduzione della selvaggina stanziale e per accogliere quella migratoria, quindi sarebbe opportuno:1- Responsabilizzare di più le squadre facendole partecipi anche della gestione delle zone limitrofe a quelle a loro assegnate; far sì che tutti i partecipanti alla battuta siano conteggiati per raggiungere il numero minimo di diciotto; qualora una squadra non raggiunga il piano di abbattimento assegnatole, poter intervenire con gli abbattimenti in battuta in regime di contenimento.
2- E’ uno strumento aggiuntivo che va potenziato e applicato su tutto il territorio non gestito o mal gestito dalle squadre del cinghiale, in maniera uniforme e continuativa, ma di per se inutile ad incidere sui grandi numeri di cui stiamo parlando. Diventerà un valido strumento quando le popolazioni saranno riportate ad una consistenza accettabile.
3- E’ un’arma spuntata. Questo tipo di intervento, che viene richiesto per problemi di danni alle coltivazioni agricole e per garantire la sicurezza pubblica, è attuato spesse volte con modalità inadeguate. L’Ispra, l’organo tecnico scientifico del Ministero dell’Ambiente, con limitazioni assurde e prive di fondamento pratico, ne determina il fallimento, divenendo responsabile diretta delle conseguenze a volte fatali. Per questo, da molti anni, chiediamo la chiusura di questo ente inutile e la creazione di centri di studio regionali che possano rispondere in tempi brevi e con conoscenza approfondita del territorio, alle richieste di intervento straordinarie. Chiedo che la gestione del numero degli ungulati sia applicata a tutto il territorio, compreso quello interdetto alla caccia. È inutile che i cacciatori cerchino di riportare ad un numero sostenibile la densità dei cinghiali nel territorio cacciabile quando poi esistono dei serbatoi inesauribili all’interno dei divieti di caccia. Se in una data area, divieto, parco o zona cacciabile si presenta un allarme cinghiali io propongo che il Sindaco o la Provincia o la Regione possano, tramite l’ ATC, intervenire nel giro di 24 ore con la modalità che, per il cinghiale, da sempre offre i maggiori risultati in termini di abbattimento, la caccia in battuta.Per attuare questa nuova (ma vecchia in realtà) modalità della battuta per gli interventi di controllo, al di fuori del periodo di caccia, è necessario poter contare su un nuovo strumento presente in molte regioni italiane, cioè gli osservatori faunistici regionali. In Toscana questo ruolo è svoglo dal Cirsemaf che è un centro interuniversitario che raggruppa 10 università italiane ed al quale è possibile rivolgersi per richieste e pareri tecnici.
Le battute dovranno essere ovviamente segnalate ai cittadini e sorvegliate/coordinate dalle forze dell’ordine (Vigli urbani, Polizia provinciale, Carabinieri, Polizia di Stato ect ect) ed effettuate nei modi e nei tempi tali da garantire sia la massima sicurezza di chi vi partecipa o di chi si trova nelle immediate vicinanze, sia l’ottenimento del risultato, cioè quello di risolvere il problema.
Porteremo avanti queste proposte in ogni sede preposta a prendere le decisioni, sia a livello locale che nazionale. In particolar modo nella mia Regione dove siamo alla vigilia della completa rivisitazione dei regolamenti sulla caccia a fronte del passaggio di competenze dalle Province alle Regioni. Dobbiamo ridisegnare un modello che porti ancora una volta la Toscana in prima fila sulla gestione della fauna selvatica come lo è stata per tanti anni, un esempio da seguire e imitare.
Con le ricette di sedicenti amici degli animali non si va da nessuna parte, anzi certi animali privi di controllo diventano “assassini” generando nella opinione pubblica la falsa idea che vogliono solo uccidere, mentre invece stanno solo seguendo il proprio istinto selvatico. La mala gestione da parte dell’istituzioni preposte e degli animalisti nei parchi italiani uccido le persone, non gli animali!
Ci chiamiamo Libera Caccia e come potete leggere le nostre sono proposte serie e responsabili e soprattutto affrontano il problema. L’emergenza ungulati non può e non deve diventare un pretesto che permetta ad alcune associazioni di lucrarci sopra, vigileremo anche su questo”.
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