Dopo la sentenza favorevole e relativa a una presunta minaccia telefonica, i detentori del porto d’armi devono fare i conti con un pronunciamento negativo e che farà discutere. La sezione Prima Ter del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio si è infatti occupato del ricorso di un uomo contro Ministero dell’Interno e Prefettura di Roma. Il Prefetto gli ha revocato il porto d’armi nel 2011, autorizzando il ritiro amministrativo di armi e munizioni in suo possesso.
Questa persona è titolare della licenza di porto di fucile ad uso venatorio dal 1993 e il ritiro è avvenuto a causa dei continui litigi con la moglie. La donna ha sporto tre querele nei suoi confronti lamentando minacce e lesioni con tanto di certificati medici. Il cacciatore ha spiegato che tutto è nato da una sua relazione extraconiugale e dal conflitto che ne è conseguito: le querele, poi, sarebbero soltanto una vendetta della moglie.
Tra l’altro, le stesse denunce sono state in seguito ritirate e non c’è stato alcun esito processuale per l’infondatezza del reato. Secondo i giudici del TAR, però, tutto questo non è sufficiente a escludere l’inaffidabilità in merito all’uso delle armi, visto che l’archiviazione potrebbe essere avvenuta in seguito ad altre minacce. Il suo ricorso è stato quindi bocciato, di conseguenza l’uomo deve dimenticare la licenza di caccia.