Si ipotizza infatti che Polizia Provinciale di Brescia, come emerso dall‘incontro avuto con il Prefetto di Brescia e dagli atti messi sul tavolo, abbia fatto una segnalazione non dovuta. Una richiesta accessoria che non rientra nella 157/92 che non è prevista da nessuna altra legge in tema venatorio. Fatto ne è che Vardè ha prontamente annullato e archiviato il tutto per l’assenza dei presupposti riscontrabili e chiudendo così un fascicolo aperto solo per “atto dovuto”. Di fatto i 3 cacciatori pagheranno le conseguenze per il reato contestato ma non subiranno la beffa del sequestro dei fucili da caccia detenuti legalmente.
Nessuno nega la violazione del regolamento e del verbale per l’uccisione di specie protette, per le quali i cacciatori sanno bene quali possono esserne le conseguenze, ma che si cerchi di calcare la mano ipotizzando il sequestro delle armi legalmente detenute questo non va bene ed è stato giusto rivolgersi alla massima autorità dello Stato presente sulla Provincia, per far sì che certe situazioni non abbiano a ripetersi. Per ACL, ANUU e Libera Caccia la questione non si chiude affatto qui, ma sarà l’avvocato Bonardi ad andare avanti in modo che questi inconvenienti non accadano più.