Studiare l’anatomia del selvatico ed individuare i punti vitali, significa sapere dove colpire la preda. In particolare, nella caccia agli ungulati tale preparazione dovrebbe essere una regola fondamentale che ogni cacciatore dovrebbe sapere, per tiri precisi che non faranno soffrire inutilmente l’animale.
Conoscere i punti vitali del selvatico corrisponde a tiri precisi, con i quali si evita principalmente che il selvatico soffra troppo.
Ogni cacciatore dovrebbe conoscere l’anatomia del selvatico che desidera cacciare, al fine di effettuare tiri esatti ed…unici, ossia la regola del “un solo colpo”.
Questa regola viene descritta nella splendida pellicola “Il cacciatore” diretto da Michael Cimino, tratto dall’omonimo romanzo di E. M. Corder, con protagonista Robert De Niro .
Vediamo in sequenza le principali reazioni all’atto dello sparo che, naturalmente, si differenziano a seconda delle zone anatomiche colpite dal proiettile.
Cominciamo con il colpo alla spalla, considerato mortale. Con ogni probabilità probabilmente il selvatico crolla a terra, ma in alcuni casi potrebbe compiere un salto in avanti, con una successiva breve fuga utilizzando le zampe posteriori. Ciò avviene il colpo abbia interessato ambedue gli omeri. Sul posto dove giace il selvatico riscontreremo tracce di sangue rosso vivo misto a sangue schiumoso, con pezzetti di polmone e, in alcune circostanze, anche piccole schegge d’osso.
Il secondo punto vitale riguarda il colpo in cassa, anch’esso mortale. Colpito in questo punto il selvatico compie un balzo soprattutto se la palla ha interessato la zona cardio-polmonare; al contrario, se il colpo è più arretrato, ma sempre in cassa, il selvatico potrebbe impennarsi sulle zampe posteriori e iniziare una rapida corsa con testa e corpo molto bassi. Sul luogo del ritrovamento del selvatico, troveremo le stesse tracce prodotte dal colpo alla spalla.
Colpo alla colonna vertebrale, ovviamente mortale. Se il proiettile ha colpito il primo terzo della colonna vertebrale la morte istantanea sarà istantanea, ma se viene colpita la zona delle apofisi vertebrali il selvatico crollerà di colpo ed appena si riprenderà dallo schok si rialzerà come se non fosse successo nulla; al contrario se la palla ha colpito la restante parte della colonna vertebrale si procurerà la paralisi della parte posteriore. Intorno al selvatico troveremo molto pelo, frammenti ossei ed anche brandelli di pelle.
Altro punto estremamente vitale è il colpo al collo, con conseguente crollo del selvatico e morte istantanea, a patto che sia stata colpita la colonna vertebrale; se al contario il proiettile ha colpito la trachea, l’esofago o la mandibola, l’animale accuserà il colpo in maniera molto evidente, anche cadendo a terra per poi rialzarsi e partire a tutta velocità. Sangue misto a saliva, denti o frammenti di questi schegge d’osso saranno le tracce che troveremo sul luogo dove giace l’animale.
Se viene interessato il fegato generalmente l’animale scalcia con le zampe posteriori, oppure si ingobbisce tenendo la testa bassa e muovendosi molto lentamente. Se la palla colpisce solo lo stomaco, non si osserveranno evidenti marcature, ad eccezione dello scarto dell’animale sulla fucilata. Sul luogo dove l’animale ha compiuto gli ultimi passi troveremo sangue rosso scuro, possibili frammenti di fegato e/o il contenuto del rumine o dell’esofago.
Il colpo all’intestino è anch’esso mortale e solitamente viene marcata in modo molto evidente dal selvatico che scalcia con il posteriore e parte velocissimo. Residui fecali, minime tracce di sangue e pelo tagliato è ciò che troveremo sul luogo del ritrovamento.
Ultima tipologia di colpi mortali è quella che interessa i reni. Il selvatico colpito in questo punto si abbassa sul posteriore emettendo di solito un grido, cercando di scappare ed allontanarsi. Sangue scuro abbondante, pelo tagliato e tracce di urina saranno le tracce che troveremo.
Infine, la parte del corpo del selvatico non mortale corrisponde all’arto: se colpito in questo punto il selvatico si sbilancia in modo palese, con la possibilità che cada dalla parte dell’arto colpito, per poi iniziare a correre velocemente. Il selvatico colpito ad un arto perderà poco sangue rosso, brandelli di pelle, tracce di pelo tagliato e sicuramente schegge d’osso più o meno grandi.
In definitiva, come già accennato all’inizio, avere una conoscenza di base sull’anatomia delle prede che si vogliono cacciare, in particolare gli ungulati, metterà il cacciatore nelle condizioni di effettuare tiri precisi e letali.
Lo studio, paga sempre.
Sarei stato più soddisfatto se la spiegazione fosse stata accompagnata da figure o altro con i vari punti di cui si parla; sono diversi anni che pratico la caccia di selezione da appostamento e generalmente sparo di fianco alla spalla anteriore in prossimità della colonna vertebrale con ottimi risultati fino a 200-250 mt.; la mia arma è una Wincester 308 e sparo proiettili Hornady SST da 150gr.