Il 25 marzo sono state pubblicate le linee guida che regolamentano i controlli sanitari della carne ricavata dall’uccisione degli animali selvatici durante la caccia e le attività di controllo faunistico. Con questo documento la Conferenza Stato-Regioni vorrebbe dare indicazioni utili a prevenire la diffusione di malattie che potrebbero essere trasmissibili dagli animali all’uomo, tuttavia le linee guida lasciano aperti amplissimi varchi alle patologie che potrebbero fare il salto di specie dall’animale selvatico all’uomo. Come noto, ben il 75% delle malattie umane proviene dagli animali, mentre la maggior parte delle malattie emergenti (60%) sono trasmesse dagli animali selvatici.
Eppure le linee guida prevedono che i cacciatori, una volta uccisi gli animali, provvedano alla loro eviscerazione il più rapidamente possibile, venendo così a contatto con le interiora e i liquidi organici degli animali da cui ricaveranno migliaia di tonnellate di carne che saranno cedute a terzi, esercizi commerciali, ristoranti, senza alcun controllo sanitario.
E’ quindi evidente quanto sia concreto il rischio che ogni cacciatore possa trasformarsi in un vero e proprio wet market nel momento in cui uccide, squarta e infine cede a terzi animali selvatici che non sono stati sottoposti a controlli. La LAV ha scritto ai Ministri Cingolani e Speranza per chiedere un loro urgente intervento per porre rimedio alla grave lacuna, imponendo stringenti controlli sanitari su ogni animale ucciso dai cacciatori, prima ancora che questi possano entrarvi in contatto (Massimo Vitturi – Responsabile Area Animali selvatici).