Cani da Seguita: A caccia di lepri, volpi e cinghiali con il segugio maremmano. Figlio del bosco e della terra di Maremma, ad oggi il segugio maremmano è patrimonio di tutti, ma non dimentica i suoi luoghi d’origine che ne hanno fatto un grande cane da caccia.
Impossibile parlare della seguita, senza non far almeno un accenno al maremmano, cane le cui doti si sono sviluppate naturalmente, crescendo di pari passo alla tecnica dei cacciatori e dei contadini della sua zona d’origine, la Maremma.
E’ figlio della sua terra, questo è indiscutibile, ma anche e principalmente dei boschi che da secoli frequenta, che hanno influenzato i suoi criteri evolutivi e genetici.
Fondamentale un tempo per l’economia familiare contadina, il maremmano fu a lungo impiegato durante la caccia alla volpe, all’istrice, alla lepre ed al coniglio, alla martora ma anche e naturalmente al cinghiale, che rimane il suo vezzo principale a tutt’oggi.
E per quanto i suoi tratti e le sue caratteristiche siano tutte degne di nota, quella principale che lo distingue da tutti gli altri, è probabilmente l’abbaio a fermo.
Non a torto è stato definito un segugio completo, dotato naturalmente di un’ottima attitudine alla cerca, all’accostamento, all’abbaio da fermo nel caso di caccia al cinghiale, e alla seguita. Se poi queste qualità innate vengono stimolate con un giusto addestramento, il maremmano si dimostrerà una meravigliosa macchina da caccia che nei boschi troverà il suo habitat più congeniale.
Fin dalla prima fase di caccia, il maremmano dimostra di che pasta è fatto. Sonderà il terreno rapidamente, intercettando presto l’odore del selvatico e del suo passaggio. Si farà aiutare dai rametti, dai rovi, o dalla vegetazione in generale, che catturano l’usta lasciata dall’animale a cui si da la caccia. Il cacciatore inesperto non avrà nemmeno il sentore del fatto che il cane stia fiutando, tanto riesce a farlo velocemente e naturalmente, aiutato dai suoi sorprendenti organi ricettivi. Lo aiutano la sua altezza e la sua fisionomia che gli mettono gli odori a portata di naso, specie durante la caccia al cinghiale. Quando fiuta la sua preda, immediatamente lo comunica al cacciatore suo compagno con l’emissione di una particolare voce. E’ proprio per questo che il Maremmano è detto simpaticamente l’abbaione.
Il suo spiccatissimo olfatto gli consente anche in condizioni climatiche avverse, di fiutare la preda senza troppa fatica. Ovviamente le condizioni del terreno influiranno sulla rapidità ed il buon successo della cerca: terreno secco, umido, brinato o bagnato influenzeranno diversamente l’operare del vostro maremmano, che sarà anche influenzato dal vento. Meglio se proveniente da sud nel caso di boschi a pochi passi dal mare. Le particelle saline infatti catturano maggiormente l’usta ed aiutano il cane a trovare la traccia giusta. Questa condizione favorevole potrebbe immediatamente trasformarsi in negativa in caso di caldo eccessivo.
Un aspetto particolarmente importante è dato dalle voci durante la cerca: appena slegato il cane, per la felicità di essere libero lancerà degli esuberanti abbai che diventeranno infine ponderati ed emessi solamente quando avrà trovato una traccia sicura. Gli abbai in quel caso saranno regolari e nel caso di momentanea perdita dell’usta, ben intervallati. Riprenderanno con il loro ritmo naturale non appena ritrovata la traccia. I toni saranno bassi e profondi, decisi e secchi, ma anche squillanti. I toni ululanti saranno segno che il vostro maremmano ha conosciuto influenze da parte di altre specie. Ma ovviamente le capacità del maremmano di trovare la traccia non sono solo questione di naso: una componente davvero importante è rappresentata dall’intelligenza del segugio da non sottovalutare. Durante la cerca infatti fa ricorso alla sua memoria ed alle esperienze precedenti.
Altra fase molto importante è quella dell’accostamento, che segue immediatamente il ritrovamento della caccia del selvatico, sia essa notturna o dell’animale in movimento. Quando il vostro maremmano sarà pronto ad avvicinarsi al selvatico ve lo comunicherà con l’emissione di voce che varierà in base alle condizioni contingenti, ma anche e soprattutto alla zona di caccia.
Se vi trovate ad esempio in un bosco fitto di macchia mediterranea, dove il selvatico si potrebbe facilmente accovare e trovare difesa, il maremmano dopo l’emissione di qualche voce passerà immediatamente all’abbaio da fermo; in un bosco d’alto fusto invece l’accostamento sarà più lungo, dato che il selvatico probabilmente, vista la difficoltà di trovare un rifugio, scorrerà rapidamente. In questa fase il vostro segugio emetterà per riflesso condizionato voci continue e man mano più ritmiche. Questo vi comunicherà l’avvicinamento al selvatico.
A questo punto non ci resta che parlare delle ultime due fasi della caccia con il vostro segugio maremmano: l’abbaio a fermo e la seguita. Durante la prima fase il cane darà il meglio di sé, emettendo voci diverse rispetto alle prime fasi. Il tono sarà profondo e il ritmo costante, raddoppiato laddove necessario. L’abbaio continuo e consapevole è sintomo di dominazione coraggiosa sul selvatico; diverso il caso di abbaio tremulo ed indeciso: è sintomo di sudditanza, forse dettato dal ricordo di un incontro passato.
E’ comunque da dire che fra i segugi, il maremmano è forse il migliore abbaiatore da fermo, dotato di una certa grinta e caparbietà, capace di tener testa anche ai più difficili selvatici anche per svariate ore.
Infine la seguita, caratteristica delle caccie in muta. Da ricordare che in gruppo c’è un sostanziale incremento del coraggio del cane, che già in solitaria non manca. La muta spingerà il cinghiale alla fuga, per allontanarsi dalla situazione poco piacevole nel quale si è venuto a trovare. A questo punto la muta, che percepisce olfattivamente ma anche visivamente la fuga del selvatico è spinta alla seguita o alla canizza.
Ovviamente anche per questa fase corrisponderà l’emissione di una voce differente, squillante, continua, ed incalzante. Se impiegato nella caccia al cinghiale, il maremmano sa bene che probabilmente dovrà guardarsi da qualche diversivo e da qualche rapido cambio di direzione che in alcuni casi sono capaci di confondere anche il segugio più esperto.
D’altronde la sfida è fra due principi della foresta.