Caccia al Cinghiale: Caccia affascinante, capace di stimolare l’intelligenza del cacciatore, quella al cinghiale richiede non solo esperienza, ma anche la presenza di segugi a cinque stelle. Alcuni sembrano nati proprio per dare la caccia a questo intelligentissimo figlio delle foreste.
E’ una creatura misteriosa il cinghiale, intelligente quanto basta per essere diventato uno degli ungulati più ambiti dai cacciatori che amano le sfide difficili. Dal peso variabile e dalla colorazione grigiastra tendente al nerastro, può raggiungere addirittura i 200 kg. La sua pelliccia è caratterizzata da un pelo setoloso, le zampe sono corte ed il grugno è conico.
A parte la sua particolare intelligenza a renderlo animale difficile da catturare ci pensa anche la sua morfologia. La pelle è molto spessa e poco vascolarizzata. Questo lo aiuta a proteggersi da ferite e infezioni, da spari mal indirizzati e dal morso di alcuni animali come ad esempio le vipere.
Basti pensare che durante la stagione degli amori, tra ottobre e novembre, i maschi sono protetti da quella che in gergo viene detta armatura; si tratta di uno strato di grasso, localizzato principalmente sui fianchi, che li protegge e regala una riserva di energia al cinghiale da usare durante la stagione. In questo periodo infatti consumano davvero poco cibo e la riserva di grasso è più che utile.
Per questo e per molti altri motivi il cacciatore che decide di dedicarsi alla caccia al cinghiale deve essere accompagnato da un segugio a quattro stelle, che sappia come muoversi per istinto e per formazione. Una delle razze più adatte alla caccia al cinghiale lo Slovensky Kopov, il segugio della Foresta Nera, di cui si ha traccia fin dal XIV secolo in Moravia. Dalle origini totalmente sconosciute, si è diffuso in ex Cecoslovacchia e nei suoi dintorni, utilizzato da sempre per la caccia ai grossi ungulati, tra cui i cinghiali e dei carnivori.
La razza ha ottenuto un certo riconoscimento solamente dopo la seconda guerra mondiale, per quanto i cacciatori della Foresta Nera, ben conoscessero da tempo le sue caratteristiche. Solido nella conformazione e dall’ossatura leggera, riesce a creare un naturale legame con il conduttore; questo gli consente di spaziare nella cerca su un’ambiente che va dai 150 ai 300 metri.
Se la caccia si svolge in bosco fitto, una volta realizzatosi l’aggancio dell’usta fresca, la segue anche per ore, abbaiando di tanto in tanto. L’abbaio sarà poco frequente, aumentando gradualmente quando il segugio è nelle vicinanze del selvatico. Dopo lo scovo l’abbaio diventerà costante e continuo. Di norma però il segugio della Foresta Nera si avvicina al cinghiale con pochi abbai, che non metteranno in allarme il selvatico, particolarmente diffidente, preferendo abbaiargli contro a fermo. E’ proprio in questo momento che il timbro del suo abbaio cambia, diventa più profondo, incalzante e ritmico, quasi che voglia ricreare intorno al selvatico un cerchio acustico tale che gli consenta di mantenere le distanze di sicurezza.
Non da meno è il terrier da caccia tedesco. Piccolo grande segugio, parliamo di una razza tedesca particolarmente ostinata, coraggiosa e precisa, caratterizzata da un fortissimo istinto predatorio. La selezione ebbe inizio già nell’ottocento, quando si notarono si le sue attitudini venatorie ma anche la sua grande aggressività, corretta lentamente.
Il cane ben addestrato è in grado di svolgere la caccia da tana, da cerca fuori terra, da riporto, o la caccia al cinghiale da limiere o da singolo, dimostrandosi infallibile nella traccia di sangue e nel recupero di animali feriti. A renderlo tanto adatto all’attività venatoria è la sua agilità, la sua resistenza, la sua velocità e la sua attenzione.
Impossibile dimenticare il Segugio Maremmano, che nasce nel bosco e nel bosco si muove con un’agilità sorprendente. Utilizzato durante la caccia alla volpe, alla martora, all’istrice, al coniglio, alla lepre, dà il meglio di se quando è posto a confronto con il cinghiale.
A contraddistinguerlo è certamente l’abbaio a fermo sul selvatico, per quanto sia dotato per istinto di una innata familiarità con la cerca, con l’accostamento, e con la seguita.
Detto non a caso abbaione, è dotato di capacità olfattive davvero sorprendenti che gli consentono di fiutare con grande capacità il terreno e le tracce. Ma non è solo il buon naso a contraddistinguerlo, dato che il maremmano è dotato di una grande intelligenza e di una eccezionale memoria. Si può affermare con certezza che durante la caccia faccia riferimento alla propria esperienza, fiutando le zone dove con più probabilità si potranno agganciare tracce.
Il suo timbro di voce è squillante, pulito, deciso e secco. Se dotato di un timbro ululante è probabile il vostro maremmano abbia avuto influenze francesi.
Lontano dal conduttore spesso emette di riflesso qualche utilissimo abbaio che consente al cacciatore di avvicinarsi regalando sicurezza con la propria presenza al cane.
Durante l’abbaio a fermo la voce del cane sarà profonda, e ritmica, ma soprattutto caratterizzata da raddoppi e il cane si sposterà solo in funzione dei movimenti dell’ungulato. Tra i segugi, non a torto è definito uno dei migliori abbaiatori a fermo data la sua capacità di tener a bada uno o addirittura più selvatici.
Ovviamente esistono molte altre razze eccellenti per la caccia al cinghiale. Tanto per citarne alcune altre ricordiamo il mitico Segugio Italiano, l’Ariegeois, lo Spinone Italiano, il Beagle, l’Alpenlaendische Dachbracke di origine austriaca, il segugio di Hannover sassone, il Barak di Bosnia e il Erdely Kopò.