Nel corso della giornata di ieri, sabato 9 aprile 2016, si è tenuta a Gorizia una interessante conferenza dal titolo “Caccia e biodiversità in Europa: una coesistenza necessaria”. Come riferito da Triesteprima.it, sono emersi diversi spunti di riflessione e un messaggio centrale, vale a dire quello secondo cui la ricerca di un equilibrio tra i vari interessi (mondo venatorio, settore agricolo e tutela ambientale) è difficile ma non impossibile. Al dibattito, organizzato dalla Provincia di Gorizia, hanno preso parte Paolo Panontin, assessore regionale alla Caccia, Michl Ebner, numero uno di FACE (Federazione Europea delle Associazioni per la Caccia e la Conservazione), Jost Jaska, in rappresentanza del Ministero dell’Agricoltura sloveno, Stefano Raimondi, rappresentante di Legambiente e Mara Cernic, vicepresidente della Provincia goriziana.
L’incontro è stato definito molto utile, in particolare per tracciare un confronto tra il Friuli Venezia Giulia e la vicina Slovenia. Nello specifico, i problemi venuti a galla sono molto simili, in primis quello relativo ai cinghiali. Nel corso della conferenza è stato smentito più volte come in territorio sloveno ci siano comportamenti più permissivi in merito al prelievo venatorio dell’ungulato, visto che nella nazione balcanica l’attività è limitata nelle ore notturne e viene consentita solamente quando si ha a che fare con determinate criticità. È stato poi lanciato un allarme che non deve essere assolutamente sottovalutato: sia in Friuli che in Slovenia bisogna fare i conti con il calo del numero di cacciatori e l’aumento inevitabile dell’età media di chi provvede all’equilibrio faunistico.
Come sottolineato da Ebner, si crede erroneamente che la caccia sia fine a sé stessa e finalizzata soltanto al gusto di uccidere gli animali, ma il ruolo dei cacciatori è completamente diverso ed è utile alla natura, in quanto si sta parlando di uno strumento funzionale allo sviluppo sostenibile. Tra l’altro, Raimondi ha rimarcato come le regole siano diverse da regione a regione, di conseguenza il contesto cambia in continuazione e anche le esigenze di tutti i protagonisti.
L’intervento frequente della legislazione dell’Unione Europea è molto particolare, dato che le istituzioni comunitarie non avrebbero in realtà alcuna competenza diretta in materia. Panontin ha invitato tutti a maggiore intelligenza e soprattutto buon senso. L’assessore ha ricordato quanto avvenuto la scorsa estate, quando è stato adottato il piano faunistico venatorio dopo una attesa di oltre due decenni: questo stesso piano è stato impugnato due volte di fronte al Tribunale Amministrativo Regionale, una complicazione burocratica che potrebbe ora far sorgere qualche problema non previsto.